Italiani, ma senza congiuntivo

da Milano

Coop difende l’italianità ma non sa l’italiano: e cade sul congiuntivo. Con una pagina pubblicitaria sui quotidiani, l’associazione di cooperative di consumo risponde a Esselunga che nei giorni scorsi, con lo stesso metodo di comunicazione, aveva rivendicato il diritto, tipico di una libera economia, di vendere all’acquirente preferito, italiano o straniero. Coop intitola la pagina: «Italianità: un valore, non un pretesto». Ma nel comunicato stampa che annuncia la pubblicazione, dice testualmente: «Non si vede quindi perché, rispetto alle rinnovate voci di una messa in vendita di Esselunga, Coop che è impresa leader nella grande distribuzione organizzata italiana con 1.297 punti vendita, 52.800 addetti, un fatturato di 11,5 miliardi di euro, non potrebbe esprimere l’auspicio che Esselunga rimanga un’impresa interamente italiana, dichiarando il suo interesse». Semplifichiamo la frase da questo groviglio: «Non si vede perché ...Coop ...non potrebbe...». Non possa! In una subordinata interrogativa indiretta l’uso del condizionale è fortemente sconsigliato (se non interdetto), e qualunque professore di scuola media agirebbe di matita blu.


Sull’argomento si è espresso ieri anche il ministro per le Politiche agricole, Paolo De Castro, ma senza inciampare su regole linguistiche: «È importante che Esselunga rimanga italiana perché oggi, con la globalizzazione dei mercati, la grande distribuzione è strategica, essendo una sorta di straordinaria portaerei grazie alla quale i nostri prodotti raggiungono i mercati».

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