Un italiano all’arcidiocesi di Mosca

da Roma

Oggi il Papa parte per il suo viaggio in Austria. E al suo ritorno nominerà un prete italiano nuovo arcivescovo metropolita della cattedrale della Madre di Dio a Mosca: si chiama don Paolo Pezzi, ha 45 anni, appartiene alla Fraternità sacerdotale San Carlo ed è attualmente il rettore del seminario di San Pietroburgo, dove vengono formati i sacerdoti delle quattro diocesi cattoliche di Russia. L’attuale arcivescovo di origini polacco-bielorusse, Tadeusz Kondrusiewicz, 61 anni, sarà promosso alla guida dell’arcidiocesi di Minsk, in Bielorussia, al posto dell’ultranovantenne cardinale Swiatek, dimissionato oltre un anno fa.
La scelta, che salvo sorprese sarà annunciata entro la fine del mese, rappresenta una svolta importante nei rapporti tra il Vaticano e la Chiesa ortodossa, dato che i leader di quest’ultima avevano sempre mal digerito che i cattolici organizzassero una loro gerarchia fondando nuove diocesi e soprattutto che la loro guida fosse affidata a prelati di origini polacche. La rivalità tra russi e polacchi è un fenomeno atavico: i due popoli si sono a lungo combattuti, e il presidente Vladimir Putin, dovendo scegliere la data per la nuova festa nazionale della Russia, ha stabilito che venga celebrata il 4 novembre in ricordo della liberazione di Mosca dagli occupanti polacchi. Proprio la nazionalità di Giovanni Paolo II ha pesato come un macigno – malgrado i gesti di apertura, di amicizia e di dialogo ecumenico del grande Pontefice – nel rapporto tra Chiesa cattolica e Chiesa ortodossa russa. La scelta di inviare prelati polacchi nell’ex Unione Sovietica, pur essendo pienamente giustificata dal fatto che i relativamente pochi cattolici presenti nel Paese sono in maggioranza originari delle regioni della Polonia e vennero sistematicamente deportati nelle regioni più lontane prima dagli zar e poi da Stalin, aveva contribuito a gelare non poco il clima. Un’altra decisione della Santa Sede che aveva creato tensioni era stata, nel febbraio 2002, la creazione di quattro vere e proprie diocesi in Russia (anche se l’arcivescovo della capitale non ha il titolo «di Mosca» ma della cattedrale cattolica della città), territorio che la Chiesa ortodossa ritiene «canonicamente» suo: il Vaticano all’epoca rispose alle critiche ricordando che anche la Chiesa ortodossa russa aveva instaurato diocesi stabili a Vienna, Berlino e Bruxelles, in territorio tradizionalmente cattolico.
Ora, con questa mossa, Benedetto XVI volta pagina. Tende la mano al patriarca di Mosca Alessio II: promuove a una sede più importante Kondrusiewicz e invia nella capitale un prelato italiano che risiede già da molti anni in Russia. Da quanto apprende il Giornale, la scelta di Ratzinger sarebbe già stata accolta con soddisfazione dalle gerarchie ortodosse e dallo stesso Cremlino. Il nuovo arcivescovo appartiene alla Fraternità San Carlo, comunità missionaria riconosciuta dalla Santa Sede, nata nell’ambito di Comunione e liberazione, fondata nel 1985 e guidata da don Massimo Camisasca. Quella che sarà annunciata a giorni è la prima nomina episcopale di un suo membro. Pezzi è stato per vari anni missionario a Novosibirsk, in Siberia ed è originario di un Comune della provincia di Ravenna, il cui nome, neanche a farlo apposta, è Russi. Un segno del destino.


Dopo la crisi del 2002, il Vaticano ha inviato come nunzio apostolico a Mosca un prelato italiano, Antonio Mennini, che è riuscito a inaugurare una nuova stagione di dialogo con l’ortodossia e lo scorso 3 settembre ha ricevuto dal patriarca Alessio II l’onorificenza dell’ordine di San Danilo principe di Mosca, come riconoscimento «dei suoi sforzi per stabilire buone relazioni tra la Chiesa russo-ortodossa e quella romano-cattolica».

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