Strana cosa la bilancia della giustizia. La sentenza di Treviso che ha stabilito che linsulto «negro di m... » non si associa necessariamente a una connotazione razzista, arriva a una manciata di giorni di distanza da unaltra, pronunciata stavolta dalla Cassazione, che il 26 marzo scorso aveva stabilito che dire a qualcuno «italiano di m... » è sì uningiuria ma è meno grave che apostrofare un uomo dalla pelle scura con lepiteto «negro di m... ». La Suprema corte aveva deciso che l'espressione in questione, pur condannabile come ingiuria, non ha, a differenza dell'altra, una connotazione «razzista» dal momento che «italiano», nel comune sentire nel nostro territorio è stragrande maggioranza e classe dirigente che non dà luogo a pregiudizio corrente di inferiorità». Ecco perché la Quinta sezione penale ha bocciato il ricorso della Procura di Trieste che chiedeva una condanna più grave per un immigrato residente a Pordenone, Onkar S., multato con 900 euro per avere ingiuriato Mauro C. dandogli appunto dell'«italiano di m... ».
Curioso che pochi giorni dopo un tribunale, ancora del Nordest, abbia riequilibrato la bilancia della giustizia cancellando anche dallinsulto riferito a persone di colore la connotazione razziale. Ma chissà: lultima parola spetta sempre alla Cassazione.
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