È convinto, anzi convintissimo che con la strage di Bologna Francesca Mambro e Valerio Fioravanti non centrino proprio nulla. Che qualcuno abbia loro gettato addosso la croce pesantissima del reato più infame: 85 morti innocenti (anche se i morti ammazzati sono sempre innocenti). Una città in ginocchio e 200 feriti. Ne è talmente convinto da aver raccolto in un bel volume (Storia nera. Bologna. La verità di Francesca Mambro e Valerio Fioravanti, 370 pp, 17 euro, Cairo editore) anni di lavoro da giornalista. «Dieci processi - racconta lautore Andrea Colombo - compreso quelli a Ciavardini. Fino a rendermi conto che in quello di Bologna la logica è stata capovolta». Lui, ex dirigente di Potere operaio, per anni firma del Manifesto, oggi di Liberazione. Una convinzione condivisa da magistrati, giornalisti e direttori di giornali, politici che ne hanno discusso ieri alla sala Buzzati.
«Di chiara marca fascista - spiega Paolo Mieli - sono le quattro parole con le quali uno schema mentale dellepoca si è applicato a qualunque fatto di sangue. Bombe, omicidi magari già rivendicati dalla Br. Un coro unanime di giornalisti e intellettuali, allora tutti di sinistra, fino a un presidente del Consiglio come Francesco Cossiga che anni dopo ha dovuto chiedere scusa». Anche lui immediatamente convinto che fossero stati i fascisti, di conoscere la soluzione di un caso a in cui ancora molti anni dopo i dubbi sommergono le certezze. E a dirlo non sono gli imputati o compagni di militanza, ma magistrati coraggiosi che pur ricoprendo incarichi di prestigio non si lasciano tentare da una difesa corporativa. «Lipotesi del terrorista Carlos - spiega il magistrato di Cassazione Rosario Priore riprendendo una pista di Colombo - è percorribile. È anzi meriterebbe di lavorarci su». E poi va giù ancor più pesante parlando addirittura di «un patto scellerato tra Br e istituzioni che sulla strage di piazza Fontana e sullomicidio Calabresi si sono accordate per nascondere come andarono veramente le cose». Di «basi logiche del processo dissonanti anche rispetto a qualsiasi mediocre storico», parla anche Otello Lupacchini, magistrato del tribunale del riesame allepoca delle prime indagini. «Un errore giudiziario che finirebbe per affossare per sempre anche la verità storica», sottilinea Colombo.
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