È un’Italietta da «sei» ma Prandelli le dà la lode

Cracovia E adesso sotto a chi tocca. Cesare Prandelli ha già una voglia matta di lanciare la prossima sfida senza tradire neanche un pizzico di timore. «Saremo molto, molto competitivi» la promessa solenne di Prandellino che con la qualificazione in tasca ha riguadagnato un viso disteso e rassicurante a dispetto della notte consumata nel viaggio di ritorno e nella visione in tv della partita per coglierne dettagli sfuggiti in diretta a causa del forte tasso di emotività. «È vero, è stata la Nazionale meno bella delle tre partite del girone ma solo per i primi 23 minuti: preoccupazione e tensione erano giustificate. Poi nella ripresa è cambiata la musica» la correzione suggerita dal ct rispetto ai giudizi estetici poco lusinghieri raccolti sui giornali e anche in sala stampa il giorno dopo. Perciò, dopo aver fatto con diligenza i compiti a casa, e incassato il passaggio del turno ai quarti, ecco il voto che brilla sotto il cielo finalmente sereno di Cracovia. «Il mio all'Italia è un 7 tondo per tre motivi: 1) perché abbiamo affrontato la squadra più forte al mondo, la Spagna, senza patire complessi; 2) perché con la Croazia per 60 minuti abbiamo praticato un gran bel calcio subendo il pari sull'unica palla-gol concessa ai rivali; 3) perché a questo punto possiamo soltanto migliorare e crescere» il pagellino che pecca di ottimismo, un ottimismo di bandiera naturalmente, in questo caso giustificato. E che spazza via dallo stesso orizzonte di Prandelli le insoddisfazioni patite per l'europeo allestito in pratica a luci spente, senza un minimo di preparazione, negati dai club e dalla Lega di Milano gli stage reclamati durante i mesi di inattività del club Italia.
A bene vedere, questa Nazionale che inchioda davanti alla tv 20 milioni di italiani, una cifra d'altri tempi, perché il “dentro o fuori” è sempre eccitante, è più vicina semmai a uno stiracchiato 6 e continua a denunciare limiti e lacune che non si possono dimenticare solo per via della qualificazione, un risultato considerato “dovuto” per il rango e la cifra tecnica del calcio italiano. Discutibile il modo, quei minuti cioè vissuti sul cornicione dell'eliminazione diventato un terrazzo appena la Spagna ha infilato il confetto dell'1 a 0. «L'ha già detto Buffon, dobbiamo riconoscenza agli spagnoli» il grazie pubblico di Prandelli e dell'Italia per saldare subito il debito contratto. Per tornare alla Nazionale, allora, il limite più vistoso di tutti è la mancanza di ricambi di un certo spessore: se si toglie il jolly in attacco (Di Natale o Balotelli) e si iscrive, d'ufficio, all'elenco dei potenziali ricambi in centrocampo Montolivo, beh il resto della comitiva ha una cifra tecnica molto misera. E qui si pone subito il tema dell'insoddisfacente contributo al gioco e anche al risultato da parte di Thiago Motta, confermato contro l'Irlanda, nelle parole di Prandelli, «per fare densità a metàcampo e costringere le ali del Trap ad accentrarsi liberando quei due valichi ai nostri terzini» la descrizione tattica fatta apposta per addetti ai lavori. «Abbiamo un centrocampo di qualità, altro che storie. È stato accusato di essere poco dinamico solo perchè Pirlo ha sbagliato una serie di passaggi elementari, non è da lui ed è stato il primo a confessarlo» la spiegazione della qualità ridotta di gioco denunciata.

Anzi, per Prandelli, l'argomento è utile per definire «calciatore universale» De Rossi chiedendogli di non limitarsi al compito di sostegno naturale di Pirlo, «non deve limitarsi al compito» è il suo consiglio che sa anche di abilissimo dribbling per evitare di entrare in conflitto con Zeman e le scelte future della Roma. Anche in difesa le provviste sono di scarso spessore. In difesa resta a disposizione solo Bonucci, con Chiellini ko.

Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica