Politica

Jack lo Squartatore? Un’invenzione dei giornali per vendere più copie

LA LETTERA La missiva firmata «The Ripper» indirizzata ai media sarebbe un falso

LondraJack lo Squartatore, il mostro che terrorizzò la Londra vittoriana in realtà non è mai esistito. Il serial killer più celebre della storia aggrediva le sue vittime nel quartiere degradato di Whitechapel, nella capitale britannica. Era la fine dell’800. Eppure, sembra che lo spietato assassino che ha terrorizzato i sobborghi della città e acceso la fantasia di cronisti, scrittori e registi, in realtà non sia mai esisitito. Lo inventarono i giornali e le redazioni dell’epoca per aumentare le vendite.
Ad affermarlo oggi è il dottor Andrew Cook, uno storico criminale che ha trascorso gli ultimo anni studiando la vita e i delitti dei più noti criminali londinesi della fine del XIX secolo, primo fra tutti quello di Jack lo Squartatore che fino a ora ha ispirato decine di film e documentari.
Nel suo libro «Jack the Ripper: Case Closed» , Cook mette in discussione la tesi ormai universalmente accettata: che Jack fosse il serial killer delle prostitute londinesi. In base alle testimonianze e ai vari rapporti medici raccolti allora, lo studioso conclude che lo Squartatore non è mai esistito soprattutto perché gli omicidi commessi non possono venir ascritti allo stessa persona. Per le cronache, le vittime di the Ripper, all’inizio erano cinque donne, tutte prostitute. Mary Nichols, Annie Chapman, Elisabeth Stride, Catherine Eddowes e Mary Kelly furono brutalmente assassinate tra l’agosto e il novembre del 1888.
Tra le prove incluse nel libro di Cook c’è per esempio la relazione quasi sconosciuta di Percy Clark, l’assistente dell’anatomo patologo della polizia di Whitechapel, che ispezionò tutti i cadaveri, compresi quelli di altre sei donne uccise nello stesso periodo e che da alcuni sono state considerate vittime dello Squartatore. Nel 1910, il quotidiano East London Observer chiese al medico che cosa pensasse dei cinque omicidi «canonici» di Jack e lui rispose che forse un uomo era responsabile per tre di questi, ma che non poteva affermare altrettanto per gli altri.
Thomas Arnold, l’agente di polizia più anziano di Whitechapel, una volta andato in pensione dichiarò d’essere certo che Mary Kelly non era mai stata una vittima di the Ripper. Insomma, la storia se la sarebbero inventata i giornali ansiosi di vendere più copie, in particolare lo Star, il quotidiano che per primo lanciò l’idea dell’esistenza di un solo assassino collegando tra di loro i primi tre omicidi. I lettori rimasero subito conquistati dalla morbosità della storia e le vendite del giornale salirono a 232mila al giorno.
Quando un calzolaio, principale sospetto nel caso, fu rilasciato dalla polizia perché dimostrò di avere alibi di ferro, le vendite scesero precipitosamente e il giornale dovette inventarsi qualcosa per sostenere la sua tesi. Secondo mister Cook, fu proprio così che nacque la famosa «Lettera al direttore», una missiva che sarebbe stata inviata alla stampa e firmata da un certo «Jack the Ripper» che rivendicava tutti gli omicidi. Il soprannome è usato allora per la prima volta ma Elaine Quigley, un’esperta di grafologia, affermò che a scrivere la lettera non fu l’omicida ma Frederick Best, un giornalista dello Star.
Comunque siano andati i fatti, tutti i delitti rimasero impuniti e ancora oggi non esiste, oltre alla leggenda, il volto e il nome di un colpevole. Jack lo Squartatore o chi per lui morì da uomo libero portando il suo segreto nella tomba e probabilmente sarà difficile anche per uno studioso come Cook scalfire il mito metropolitano che è andato oltre i confini della città di Londra. La sua leggenda resiste un po’ come la storia del mostro di Lochness, nata nello stesso periodo in Scozia.

La gigantesca creatura lacustre sarebbe stata avvistata decine di volte dal 1889 e di lei esistono anche fotografie, risultate poi fotomontaggi.

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