Antonio Lodetti
da Milano
La vita per James Brown è unenorme palcoscenico. Anche quando parla Brown ulula intercalando i suoi celebri proclami «potere al soul», «il funky è lunica via». Non a caso lo chiamano «Il padrino del soul», «il ministro funky», «il soul brother numero 1» soprannomi che si è meritato in mezzo secolo di musica trasgressiva. Fisicamente sembra una macchietta (ha fatto la fortuna di più di un chirurgo plastico) ma quando tira fuori la voce crepitante e brutale per fare a pezzi il rhythm and blues e il soul con ottoni roboanti, chitarre assassine, cori gospel non ce nè per nessuno. I suoi inni, da I Feel Good a Say It Loud Im Black Im Proud tornano da stasera a scuotere lItalia. Brown apre il suo tour da Forlì (show organizzato da Pavarotti), domani sarà a Umbria Jazz e dopo altri tre spettacoli chiuderà il 21 al Castello di Vigevano. «Il vero funky è nato con me allApollo di Harlem. Prima cerano solo il blues e il pop. Io ho fatto rinascere i ghetti neri». La musica è il mezzo con cui guida da sempre la riscossa dei neri. «E continuo a farlo combattendo per i diritti di tutti gli oppressi». Eppure anche lui è finito spesso nei guai con la legge: molestie, droga, armi da fuoco... «Non ho mai dato ai fan cattivi messaggi. A volte ho sbagliato ma ho pagato e le mie vicende sono state amplificate perché sono una star e perché sono nero». Nell89, condannato a sei anni di prigione, scrisse a Bush senior dicendo: «Per il mio popolo sono più grande di Beethoven, da più di trentanni tutti i dischi si ispirano a me; mi faccia uscire».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.