«Avendo pubblicato Rose e cenere mi sentii libero di affrontare qualsiasi aspetto della vita americana avrei scelto. E a prescindere dallo shock che avrebbero potuto subire i sepolcri imbiancati della stampa e del pubblico, da qualche parte qualche lettore avrebbe reagito positivamente e con intensità a quello che avevo creato». È il 1967 e James Purdy, tra i più grandi scrittori americani del 900, decide di pubblicare un romanzo che sconvolge pubblico e critica tanto che persino il suo editore decide di rescindere il contratto. In Europa, invece, il successo è clamoroso. In Italia viene pubblicato nel 1970 da Einaudi nei «Supercoralli», riproposto dopo anni di oblio nel 1997 sempre da Einaudi nei «Tascabili» e poi nuovamente uscito da catalogo. Ora Baldini Castoldi Dalai ripropone la stessa traduzione di Attilio Veraldi rendendo nuovamente disponibile nelle librerie questo romanzo «scandaloso» (pagg. 210, euro 18,50). Ma cosa ha turbato i lettori americani dellepoca? In apparenza la storia damore tra due uomini, al tempo fare outing non era certo alla moda come oggi, ma non solo: tra le pagine Purdy mette in scena un teatro della crudeltà, di rapporti umani e sociali, in un crescendo di tensioni e pathos, di violenza, fisica e psicologica, molto vicina alla tragedia. Leggendo la storia dei protagonisti, «sbandati e scarti umani di una società che sta andando in rovina», sullo sfondo della crisi economica degli anni Trenta, troviamo tutta la tensione del Beckett più spietato, gli eroi senza qualità di Ionesco, la crudeltà di Artaud.
Un romanzo che sembra un palcoscenico di carta: tra luci e ombre di una desolazione che precipita il lettore in una dimensione onirica, spesso da incubo, dove non sembrano esserci uscite antipanico. «Nel pieno e industriale vortice della crisi economica americana», tra «le illusioni di sogni che diventano insegne elettriche», in una Chicago sospesa tra il New Deal rooseveltiano e lincombere della Seconda guerra mondiale, quattro uomini si incontrano, si amano, si lasciano, in balia di unossessione amorosa via via sempre più ossessiva. Amos, scrittore fallito e cultore della poesia greca, legato alla madre da un rapporto morboso; Reuben, un milionario alcolizzato sottomesso a una nonna invadente; Daniel, un rude ex minatore di origine pellerossa. Tutti girano intorno allappartamento di Eustace Chilsom, sempre in preda ad un senso dattesa che mai si realizza. «Tutti si presentano qui con i loro problemi. Qui cè lo scarico dei sogni falliti». Eppure, incredibilmente, il romanzo è dedicato allamore: lamore che sgretola tutte le convinzioni, tutti i sogni, che divora le vite come le coscienze, le scuse, le accuse, i ritorni, il silenzio, le favole, gli incubi. È lamore declinato ai nostri tempi, ed anche in questo Purdy è stato un grande anticipatore del nostro quotidiano. Il lento e inesorabile rendersi conto dei protagonisti che la vita che inseguono non è quella che avrebbero davvero voluto vivere, che lamore che volevano non era dove lavevano cercato. Rose e cenere racconta l'oggi, ieri. Racconta come saremmo stati, come sarebbe potuta andare, ma solo all'ombra delle pagine. Nei risvolti, dove non sembrano esserci luci tra le nostre vite prefabbricate illuminate da faretti Ikea. Un romanzo che, non a caso, è legato al primo scritto da Purdy nel 1959: Malcolm. Un libro di formazione.
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