«Jannuzzi graziato? Non lo sapevamo Allora l’Italia è libera»

«Jannuzzi graziato? Non lo sapevamo Allora l’Italia è libera»

Felice Manti

da Milano

«Se avessimo saputo che Jannuzzi è stato graziato, sareste un Paese free, libero. Il prossimo anno lo sarete sicuramente». Karin Karlekar lavora a New York per la società Freedom House. È una delle autrici del rapporto sulla libertà di stampa citato da Adriano Celentano nella trasmissione Rockpolitik. L’Italia si è classificata al 77° posto, nella fascia dei Paesi «parzialmente liberi». Al telefono l’esperta ci risponde con un po’ di preoccupazione, poi si scioglie divertita alla parola Celentano. «L’eco della sua trasmissione è arrivata fino a qui».
Può spiegarci con quali criteri è stata stilata questa classifica?
«Ci siamo basati sul lavoro fatto dai nostri esperti, sulla legislazione vigente e sulle nostre fonti in Italia. La vostra situazione è simile a quella della Thailandia. Anche lì c’è un magnate che grazie alla politica controlla l’informazione pubblica e privata»
Mi scusi, ma quali sono queste fonti? Qualcuno di voi è mai venuto in Italia?
«No, nessuno. Siamo stati aiutati da associazioni, centri studio...»
In un Paese «parzialmente libero», ammetterà, il fatto che la televisione di Stato attacchi il governo e il presidente del Consiglio è abbastanza curioso...
«In linea teorica, basandoci sulle leggi vigenti e sugli episodi dei due giornalisti arrestati, il vostro Paese non è del tutto libero. C’è una legge evidentemente restrittiva sulla stampa e in generale c’è troppa pressione politica sui media. Finché sarà così e finché Berlusconi...».
La interrompo subito. La pressione politica non è una novità. Che cosa è cambiato dal 2003 (allora l’Italia era considerato un Paese libero, ndr)?
«Il vostro Paese è sempre stato nella fascia border, tra i Paesi free e quelli partly free. L’anno scorso ha pesato molto il punteggio ottenuto nel legal environment».
Nove punti. Perché così tanti? Che cosa ci ha penalizzato?
«L’arresto di due giornalisti. Le perquisizioni nei giornali. Sono misure gravi per un Paese occidentale. La legge Gasparri. Il fatto che la famiglia Berlusconi controlli due quotidiani tra gli otto nazionali...».
Scusi, ma devo nuovamente interromperla. La legge Gasparri ha di fatto moltiplicato il numero dei canali televisivi, aggiungendo altre voci. I giornali “nazionali” non sono solo otto, ma almeno una dozzina e forse più. Con quale criterio avete selezionato questi otto giornali?
«Sulla base della capacità di penetrazione che hanno nell’opinione pubblica, come ci hanno riferito le nostre fonti».
Mi perdoni, ma anche questa è un’informazione “indotta”, di seconda mano. Sa che uno dei due giornalisti è un collaboratore di questo giornale nonché senatore del partito di Berlusconi?
«Non lo sapevo. Ma questo non cambia la sostanza. Ripeto, un Paese che arresta i giornalisti non è un Paese libero».
Jannuzzi è stato graziato dal presidente della Repubblica.

Questo almeno lo avrà saputo dalle sue fonti?
«No, altrimenti ci saremmo regolati diversamente. Meglio così per voi, vorrà dire che un altr’anno guadagnerete diversi posti in classifica. E sicuramente tornerete free».

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