Roma

Jazz e classica «Senza Frontiere» Sei incontaminati viaggi musicali

Jacopo Granzotto

Un progetto originale, ottimi interpreti e un instancabile direttore artistico, Marco Celli Stein, convinto assertore del liberismo musicale. Queste le premesse della terza edizione del «Festival Senza Frontiere», una creatura di Celli Stein che quest’anno parte rodata da due anni di successi e benedetta dalla memorabile esibizione di Dalla l’anno scorso all’auditorium.
La rassegna, gratuita (altra carta vincente) inizia giovedì 27 aprile alle 21 all’aula magna della Sapienza con un concerto che più senza frontiere non si può. Sul palco Lino Patruno, jazzista deluxe, grande chitarrista e depositario del verbo Dixieland in Italia alle prese con classica e colonne sonore. Tra sacro «Danza ungherese numero 5» di Brahms, «Nozze di Figaro» di Mozart e profano: «Vento di Passioni» di Horner e il tema da «I predatori dell’Arca perduta» di Williams ci scappa pure qualche cavallo di battaglia di Celli Stein come l’intermezzo della «Cavalleria Rusticana» di Mascagni e il preludio de «La Traviata» di Verdi. Suona l’orchestra Nova Amedeus assieme alla Lino Patruno Jazzshow, divertimento assicurato. Per tutti.
Martedì 2 maggio ci si trasferisce negli angusti, ma acusticamente sublimi, spazi di Palazzo Barberini di via IV Fontane. Qui Celli Stein, in veste di solista, si cimenta con un concerto per flauto e pianoforte in un programma che spazia da Rossini a Mozart, da Schumann a Mendelssohn (replica sabato 10 giugno a Velletri e sabato 17 a Casperia). Per intenditori.
L’8 e 15 maggio doppio appuntamento al Ghione. L’8 per «I Suoni da Iguazu» con l’Iguazu Project, una mistura etno, mentre lunedì 15 è la volta del «Mozart Chocolat», una «gustoso» concerto inframezzato da assaggi assassini; lo spettacolo vede il divo di «Orgoglio» Vincenzo Bocciarelli nei panni di Mozart alle prese con la macchina del tempo. Sarà affiancato da Gianna Paola Scaffidi. Da provare per credere.
Chiusura in grande stile alla basilica di Santa Maria sopra Minerva giovedì 18 maggio con Tosca, protagonista di «Imagine», presenta Paola Saluzzi. In scaletta brani del repertorio sacro interpretati dall’Orchestra Nova Amadeus. Nel corso della serata verrà presentato il Premio «Non abbiate paura», in ricordo della celebre frase di papa Giovanni Paolo II. Riconoscimento ai ragazzi di Locri, al calciatore della Roma Damiano Tommasi e alla memoria di don Andrea Santoro, il missionario ucciso in Turchia.
Non c’è dubbio, Celli Stein ha messo su un festival che cerca di stemperare le asperità, spesso indigeste, di certa musica colta impropriamente chiamata «classica» attraverso una sapiente, attenta miscela. «Ultimamente non si fa altro che parlare di contaminazione, odio questa parola e odio quello che di solito ne viene fuori, nè carne, nè pesce - precisa Celli Stein - preferisco gli incontri musicali, tanti generi senza inopportuni interventi e senza alterare il gusto». Il suo sogno? «Formare un pubblico onnivoro». Altro pallino, l’acustica. «Non si è fatto granché in Italia per migliorare il suono delle sale - conclude-. Ci sono grandi, reclamizzati spazi che suonano malissimo...».
Quel gran amante e collezionista di musica che è Lino Patruno preferisce invece parlare delle odierne brutture musicali. «Siamo invasi da scintillanti megastore di musica inutile. Cerchi rarità e ti guardano come un extraterrestre. Quando ti riprendi scopri che i cd di classica e jazz sono relegati in fondo, negli anfratti, lontani da occhi indiscreti... ». A Patruno il compito di sinfonizzare il tema di «Forever Blues», ammaliante colonna sonora dal film di Franco Nero. Un tema in lizza questa sera per il David di Donatello.

Festival fortunato?.

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