Jessica Lange: «Così mi reinvento»

Taormina«My name is Jessica Lange. It’s all», si presenta bondeggiando l’attrice, oggi sessantenne, ma che nel pieno del suo fulgore di femmina bionda insegnò al «postino» Jack Nicholson come si possiede una donna sul tavolo di cucina infarinato. Dovendo tenere il palco del Festival di Taormina, nel convegno veterofemminista «Chi ha paura delle donne forti?», con la marxista storica Luciana Castellina a imperare su un blabla surreale, mentre le convegniste discutono di quant’è cane il mondo, verso le povere donne, il meglio fico del bigoncio resta lei: americana, lucida, piagnistei zero. E chi se ne frega se le braccia, che spuntano dal tubino rosa e arancio non sono toniche come quelle di Michelle Obama, o se le gambe, che tempestarono di calcetti quella Bestia di King Kong (lei era la Bella) lasciano affiorare venuzze blu da mamma, che fu sexy. «Capisco che nel mondo contemporaneo esiste la questione delle donne, che non sono forti quanto l’uomo, ma onestamente, credo che le donne siano più forti degli uomini. Non sto parlando dal punto di vista intellettuale, o politico, ma di forza emotiva: è questo che conta», sottolinea la diva, a Taormina con Gray Gardens, biopic drammatico di Michael Sucsy, dove lei incarna Edith Bouvier, zia eccentrica di Jacqueline Kennedy (una regina della Casa Bianca, che mai avrebbe piantato l’orto nel giardino). «E penso che l’individualità sia importante, perché ognuno, uomo o donna che sia, ha le sue qualità. Tutto dipende dalla nostra opinione del mondo: non c’entra il genere, ma l’individualità», afferma lei, che sarà pure passata per il sofà del produttore Dino de Laurentiis, ma poi ha saputo vincere due Oscar (con Tootsie, al fianco di Dustin Hoffman e con Blue Sky, nel 1994) e ha scelto d’imbruttirsi in Frances, film ispirato alla scandalosa esistenza dell’attrice hollywoodiana Frances Farmer. Per tacere del fatto che, come marito, Jessica s’è presa lo scrittore, regista e attore Sam Shepard, non un uomo di potere, ma un uomo di cultura e pure bello. Nella storia vera di Big Edie, strampalata parente di Jackie Kennedy, che viveva da decadente insieme alla figlia Little Edie (Drew Barrymore), l’interprete si produce in un ruolo tagliato su misura per il suo talento. «Lavorare con Drew è stata un’esperienza fantastica: ha grande energia. Certo, si tratta d’una relazione tra madre e figlia: qualcosa che non si può recitare. O c’è. O non c’è», racconta l’ex-fotomodella, che non rinuncia ai suoi sogni. «Sono una grande sostenitrice del reinventare se stessi. Man mano che invecchio devo essere molto cauta. Non posso continuare ad avere la stessa immaginazione dei vent’anni e so che la vita non diventerà sempre più facile», ragiona. «Sto rallentando, ma non vuol dire che mi siederò a pensare alla mia vita. Anzi, devo assolutamente trovare nuove energie». E mentre il cinema mondiale registra una crisi sconfortante, i ruoli per le bellezze attempate non abbondano.

«Se parliamo di politica, o di business, bisogna notare un fatto, soprattutto: solo un quarto della produzione cinematografica americana è per le donne ultraquarantenni e ciò significa un ruolo su dieci», vibra Jessica. «L’industria del cinema è maschilista. Se c’è una cosa che mi delude, è l’atteggiamento del pubblico. La gente non va a vedere film con donne over quaranta».

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