Controcultura

Jewell il "bombardiere" che ci lasciò la pelle perché credeva nell'Fbi

Nel suo nuovo film il regista racconta gli attentati alle Olimpiadi di Atlanta del '96

Jewell il "bombardiere" che ci lasciò la pelle perché credeva nell'Fbi

Spente 89 candeline, il 31 maggio, rieccolo sul set. È Clint Eastwood, l'immarcescibile veterano di Hollywood: ogni botta, una tacca. Piace, incassa e prosegue, l'attore e regista che, per Sergio Leone, negli spaghetti-western sfoggiava due espressioni: col sigaro e senza. E promette bene il suo prossimo film, Richard Jewell (inizialmente The Ballad of Richard Jewell), un'altra storia ispirata a fatti reali, ossia agli attentati alle Olimpiadi di Atlanta, il 27 luglio 1996. Quando un agente della At&t, addetto alla sicurezza, diede l'allarme-bomba a Olympic Park: aveva scoperto uno zaino sospetto. Salvo poi essere considerato l'autore della strage terroristica, diventando nemico pubblico degli Stati Uniti: egli avrebbe inventato tutto, piazzando le bombe lui stesso per diventare famoso. Dopo 88 giorni di massacro, l'Fbi concluse che Richard Jewell non era coinvolto. Zero responsabilità. Ma intanto era stravolta la vita di un uomo che credeva nella sua patria. Il povero Jewell non si sarebbe più ripreso da quello choc, morendo d'infarto nel 2007, a 44 anni. Prima esaltato come eroe nazionale, poi braccato dai federali e dalla stampa: non è che avvenga tutti i giorni un fatto del genere. Così Clint, autentico cane da tartufo se c'è da annusare odore di storia forte, ha scavato nella vicenda di Richard Allensworth Jewell. Una storia americana di quelle che piacciono all'autore di American sniper o Lettere da Iwo Jima: insieme al «Boss» Bruce Springsteen, Clint resta l'ultimo cantore pop d'un grande paese che si frammenta sempre più dietro ai comunitarismi e alle smanie del politicamente corretto.

In tale biopic non è secondaria la decennale amicizia del poliziotto con un modesto avvocato della Georgia, Watson Bryant, che si adoperò con ogni mezzo per scagionare l'amico, accusato di terrorismo. Anche se Bryant non aveva un ufficio, o uno staff legale, ma un'assistente soltanto, questi riuscì a imporsi ai bastardi della Fbi. Avesse mai detto, al telefono: «C'è una bomba a Centennial Park. 30 minuti per evacuare la zona», lo sfortunato Jewell, che aveva chiamato 12 volte il 911, numero d'emergenza. Umiliato dai metodi dei federali, che l'accusano senza uno straccio di prova, il poliziotto pensa alle vittime dell'attentato - Alice Hawthorne, al parco con la nipote; Melih Uzunyol, il cameraman turco morto d'infarto e gli oltre cento feriti in ospedale, alcuni dei quali amici suoi. E considera d'avere sempre idolatrato il talento investigativo dell'Fbi, che ora lo mette sotto torchio. Piccolo particolare, non senza importanza: a fare finire l'uomo d'ordine nel tritacarne, avanzando dubbi a caso, è un reporter zelante dello Atlanta Journal Constitution: quando si dice la fake new

Il premio Oscar Eastwood dirige e produce, con la Malpaso, questo film drammatico, nella cui produzione entrano anche Tim Moore, Jessica Meier e Leonardo DiCaprio, già candidato alla parte dell'avvocato difensore, andata a Sam Rockwell. La sceneggiatura di Billy Ray si basa su un articolo di Marie Brenner su Vanity Fair, centrato sui metodi dei media americani, pronti a trasformare Jewell nell'uomo più odiato d'America; mentre Warner, che ha distribuito il precedente lavoro di Clint, The Mule, distribuirà il film l'anno prossimo. Anche se la Hollywood di sinistra ha deciso di boicottare lo Stato della Georgia, date le sue posizioni pro life in tema di aborto, Clint il 25 giugno ha aperto il set nei dintorni di Atlanta, la capitale georgiana. Fregandosene del boicottaggio, per preservare l'autenticità dell'ambientazione. Il premio Oscar Kathy Bates sarà la mamma di Jewell, interpretato da Paul Walter Hauser; Jon Hamm farà l'agente Fbi e Olivia Wilde la (vera) giornalista Kathy Scruggs. Anche se l'attrice ha sottoscritto la lettera di Alyssa Milano, che incita Hollywood al boicottaggio della Georgia.

Quando Clint chiama, però, il politicamente corretto si squaglia come neve al sole.

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