Sospetti sul suo conto ce ne sono sempre stati. Lo scorso agosto venne anche trovata positiva all'Epo (salvo essere poi scagionata dalle controanalisi) ma ora è lei, Marion Jones, che davanti alla corte distrettuale di New York ha ammesso di essere colpevole di aver assunto steroidi. A diffondere lo scoop è stato il Washington Post, che ha pubblicato stralci di lettere indirizzate dalla Jones ad amici.
Nelle lettere e poi davanti ai giudici la Jones, 31 anni, ammette di aver assunto prima dei Giochi di Sydney 2000 «additivi» ricevuti dallallenatore Trevor Graham, e dichiara di averne fatto uso senza sospettare si trattasse di sostanze illecite. Salvo poi aggiungere: «Avrei dovuto capirlo quando mi aveva chiesto di non menzionare a nessuno l'uso della sostanza nutritiva che mi dava». Sul capo della sprinter, che proprio alle Olimpiadi del 2000 vinse 5 medaglie olimpiche (oro nei 100, 200 e 4x400 e bronzo nel salto in lungo e nella 4x100), pesa come un macigno la reticenza del 2003 quando, interrogata dagli agenti federali che indagavano sul caso «Balco», aveva negato l'uso di qualunque sostanza. Per questo rischia una condanna a 6 mesi per falsa testimonianza.
Ora la Jones ha contro tutto l'ambiente dell'atletica: dal Cio, al Comitato Olimpico Australiano, che rivuole indietro premi e medaglie («anche se il torto alle avversarie non verrà mai riparato»), alla Federazione Internazionale. La Iaaf minaccia di togliere alla sprinter tutte le medaglie vinte e annullare i risultati ottenuti dal 1999 al 2001.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.