José Sánchez del Río

Aveva quattordici anni questo messicano di famiglia facoltosa dello Stato del Michoacán quando i suoi due fratelli maggiori si unirono ai Cristeros nella rivolta armata contro il governo anticlericale. Scappò di casa per arruolarsi anch’egli a Cotija col generale insorto Prudencio Mendoza. Il ragazzo fu trombettiere e portabandiera. Nel 1928, nel corso di uno scontro con i federali, al generale cattolico Guízar Morfín uccisero il cavallo. L’uomo sarebbe stato sopraffatto se José, subito accorso, non gli avesse offerto il suo. Per i governativi sarebbe stato un grosso colpo mettere le mani sul comandante ma dovettero accontentarsi del trombettiere. José fu portato nella sua città di Sahuayo, dove il deputato locale, Rafael Picazo Sánchez, chiese un grosso riscatto alla sua famiglia. Nelle more della trattativa, José era stato rinchiuso nella chiesa trasformata in stalla. Il ragazzo, indignato, affrontò il Picazo con decisione e ne ebbe un colpo di calcio di fucile in faccia. Coi denti rotti venne portato via e torturato. Cioè, gli spellarono coi coltelli le piante dei piedi e poi lo costrinsero a camminare scalzo verso il cimitero. José percorse tutta la strada sterrata lanciando continuamente il grido di guerra dei Cristeros, “Viva Cristo Re!”. Per farlo smettere, cominciarono a colpirlo con le baionette, ma quello gridava più forte. Allora il comandante del plotone estrasse la pistola e gli sparò in testa. Le Edizioni Art hanno dedicato un recentissimo fumetto, nella forma di graphic novel, a questo martire. Potete richiederlo scrivendo a info@iltimone.

org.

Commenti