Quando nel 1971 il poliziotto americano Joseph Wambaugh decise di dare alle stampe il suo primo romanzo intitolato The New Centurions, il libro produsse uno choc nei lettori. Per la prima volta un poliziotto con alle spalle undici anni di esperienza per le strade di Los Angeles (prima come uomo-pattuglia e poi come detective) aveva deciso di raccontare la vita reale sua e dei suoi colleghi: le loro rabbie, le loro paure, le loro frustrazioni. Un libro che aveva il coraggio di svelare senza mezzi termini le vite private ma anche quelle pubbliche dei poliziotti, e scosse l’opinione pubblica che scoprì quali fossero i veri problemi quotidiani dei tutori dell’ordine. Non solo: fu anche una rivoluzione letteraria per gli scrittori che si occupavano di noir spesso basandosi su elementi più legati alla fiction che alla realtà.
Wambaugh è riuscito poi a proseguire con coerenza il suo percorso firmando classici come Il cavaliere blu (1972), Il campo di cipolle (1973, romanzo che sconvolse la vita del giovane James Ellroy, come egli stesso ha raccontato in I miei luoghi oscuri), I ragazzi del coro (1975), e firmando un serial televisivo come Police Story (1973-1977) per il canale NBC, principale modello di riferimento per serie successive come Hill Street Blues, NPYD, Law & Order. In Italia, da qualche tempo la casa editrice Einaudi sta ripubblicando l’intera opera dell’autore americano e in particolare dal 2007 ha iniziato a editare le sue ultime storie, interamente focalizzate sul mondo della polizia americana contemporanea. E, dopo il caustico Hollywood Station che aveva visto fra i protagonisti il veterano sergente Oracolo, nel recente Hollywood Crows sono gli agenti Nathan Weiss e Bix Ramstead a doversi occupare del caso dell’avvenente ballerina Margot Aziz e del luciferino marito proprietario dello strip club Sunset Boulevard. I due agenti del LAPD’s Community Relations Office (soprannominati con l’acronimo Crows legato alla loro provenienza) si troveranno incastrati nelle trame ordite dai due diabolici coniugi che fanno di tutto per eliminarsi a vicenda in una storia carica di azione e ironia condotta da Wambaugh con abilità.
Lo stesso Wambaugh ha spiegato sul suo sito Internet www.josephwambaugh.net qual è stata la metodologia di documentazione da lui applicata per poter raccontare la Los Angeles dei nostri giorni. «Trent’anni dopo aver utilizzato le mie esperienze personali per costruire la mia narrativa - spiega - sono stato costretto a fare nuove ricerche in modo da raccogliere aneddoti e idee fresche per le mie storie di fiction. L’approccio più sensibile che ho avuto nella mia ricerca e quello con cui ho scelto di muovermi è stato di invitare gruppi di poliziotti a cena in buoni ristoranti dove potessero mangiare, bere e rilassarsi. Ho capito subito che il numero giusto per queste speciali sessions gastronomiche doveva essere di massimo tre o quattro individui, infatti mi sono accorto che se fossero stati di più, gli invitati a questi incontri avrebbero finito per parlare solo con il loro vicino di tavolo e mi sarei perso la maggior parte delle loro conversazioni».
E lo scrittore americano si è anche accorto che era necessario per lui dividere per sesso i suoi intervistati speciali: «Quando ho mescolato uomini e donne a questi incontri, i maschi tendevano a diventare un po’ troppo machi dopo aver bevuto, sperando di far colpo sulle femmine. Del resto le donne mostravano un forte risentimento nei confronti di questo machismo e non parlavano più, mostrando una sorta di sindrome da terreno di gioco dove non volevano assolutamente competere. In genere, le donne sono più disinibite nel parlare, hanno più voglia di rivelare forti emozioni e sono anche più obbiettive nei racconti».
Così per svolgere bene la propria indagine Wambaugh ha dovuto far ricorso all’istinto da detective recuperando dai poliziotti le informazioni che lo interessavano e non ha praticamente registrato quasi nessuna delle conversazioni avute con questi agenti.
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