Cultura e Spettacoli

Jovanotti obbedisce a Veltroni: «Canterò al Live 8»

Il sindaco di Roma scrive al rapper che risponde: «L’evento deve avere una natura etica ed energetica». Sarà De Gregori ad aprire lo show

Cesare G. Romana

da Milano

Sarà Francesco De Gregori ad aprire, il 2 luglio al Circo Massimo, la fase italiana del Live 8. Col Principe hanno sciolto ieri la riserva Renato Zero, Piero Pelù e Lorenzo Jovanotti. Quest’ultimo lo ha annunciato con una lettera bella e vibrante indirizzata, bypassando manager e impresari, a Walter Veltroni, che aveva scritto all’artista esortandolo a soprassedere sui suoi legittimi dubbi. «Alcune tue perplessità sono state in parte anche mie», aveva ammesso il sindaco di Roma, invitando Lorenzo, tuttavia, a «contribuire con il tuo entusiasmo, i tuoi valori e la tua grande passione» a una kermesse che non sarà soltanto una passerella di divi, ma «un grande evento “politico”, una straordinaria occasione di mobilitazione in cui milioni di esseri umani, facendo definitivamente propria la consapevolezza che questo mondo ha bisogno di maggiore giustizia, rivolgano un messaggio assordante ai grandi del pianeta, chiedendo loro di aiutare l’Africa». «Sono temi che da tempo hai fatto tuoi - riconosce Veltroni - e che hai cercato di portare avanti, magari attirandoti stupide ironie». Temi sui quali il raduno al Circo Massimo, del quale il Comune è corresponsabile, vuol suscitare «un grande movimento di coscienze, che segni la chiusura definitiva con un’indifferenza che ogni giorno manda a morire decine di migliaia di uomini, donne e bambini».
Quali i dubbi che, finora, avevano frenato l’assenso di Jovanotti? La mancata chiarezza sui fini e sui modi dell’evento, l’abborracciata gestione italiana, la mancanza d’un confronto diretto con Bob Geldof, che del Live 8 è l’ideatore. Problemi oggettivi, forse responsabili, di là dalle motivazioni ufficiali, del «no» d’artisti come Vasco Rossi, Ramazzotti, Giorgia, Alì Fanka Touré: tant’è che ieri, forse per dar vita ad una organizzazione più responsabile, e meno in odore d’interessi individuali, al promoter incaricato di pilotare la parte italiana della kermesse si è affiancato Claudio Trotta e con lui Assomusica, che raggruppa organizzatori e produttori italiani di concerti, mentre la direzione artistica è stata affidata a Stefano Senardi, discografico di riconosciuto prestigio.
A questo punto, dopo l’appassionato invito di Veltroni, è scattata l’adesione di Jovanotti. Che nella sua lettera rivendica l’urgenza di trasformare il problema dei paesi poveri in «una priorità politica reale». Certo, dice, il compito di noi musicisti è «fare musica, sudare dietro un ritmo, trovare un canale verso lo spirito»: insomma, «non dovrebbero essere i cantanti a convincere i politici» a compiere un long walk to justice, un passo avanti verso la giustizia. Ma nel tempo stesso occorre che tutti facciano la loro parte. Non solo gli artisti, però: «Voi - scrive Lorenzo al sindaco, e attraverso lui ai potenti della politica e dell’economia - non potete fermare i terremoti ma potete migliorare i mercati, la distribuzione dei medicinali, alleviare le sofferenze dovute a economie disastrate, imporre regole alle case farmaceutiche e alle multinazionali che nei paesi poveri ottengono la loro ricchezza, sperimentare vie nuove e più giuste al commercio con il sud del pianeta, colonizzato, sfruttato, lasciato solo». Per Jovanotti «il Live 8 nasce per parlare di questo, deve avere una natura etica ed “energetica”, deve avere i conti trasparenti e resi pubblici», coinvolgendo nelle proprie idealità artisti e pubblico, per non ridursi a «una bella notte dell’estate romana».
Intanto, si è detto, ci saranno anche Piero Pelù e Renato Zero, il 2 luglio al Circo Massimo. «È utile ogni manifestazione che accorci le distanze tra il mondo di chi può tutto e il mondo di chi non può niente», spiega Pelù. E Zero spezza un lancia a favore dei colleghi recalcitranti, che hanno il diritto di «difendere la qualità del proprio lavoro», e di «sapere con un certo anticipo tempi, termini e modalità», cosa che non sempre è avvenuta.

Ma «il mio cuore romano - conclude - vuole dare una prova della sua disponibilità».

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