Joyce e Lenine, note «doc» dal Brasile

Fine settimana da leccarsi i baffi per i cultori di musica brasiliana, recente e no, sempre e comunque a denominazione di origine controllata. Tutto merito della (quasi) contemporanea presenza in città della 61enne Joyce, a detta di molti la maggior compositrice carioca dei nostri giorni, e del suo (più giovane) collega Lenine, in una«due giorni» davvero da non perdere per gli appassionati del cenere ma per gli amanti della buona musica più in generale. La prima, all’anagrafe Joycé Silveira Palhano de Jesus, classe 1948, cantante, chitarrista e compositrice di Rio de Janeiro - ospite stasera del Blue Note di via Borsieri 37 per un doppio concerto (alle 21 e in replica alle 23.30, ingresso 33/28 euro) -, ha preso dalla stagione della bossanova i sapori che hanno arricchito la sua ricetta: una miscela di bei versi, melodie ricche e contagiose, nonché l’amore per lo swing. E, naturalmente, il samba. Con l’inseparabile sei corde acustica Joyce, che vanta collaborazioni eccellenti come Vinicius De Moraes, Elis Regina, Toninho Horta e João Donato, esprime la sintesi completa del mondo da cui arriva. Quel samba screziato di jazz in cui entrano sia le sue celebri canzoni («Essa mulher», «Feminino», «Misterios») sia gli standard della «Mpb», meglio nota come musica popolare brasiliana. Musiche che sono un po’ la storia e la cronaca di una città, Rio; e di un «mondo», il Brasile, unici per caratteristiche, peculiarità etniche e sociali e, naturalmente, per le creazioni musicali.
Ad accompagnarla nel doppio impegno milanese, in cui ripercorrerà una carriera cominciata nel 1968 con l’album «Joyce», un quartetto di cui fanno parte il marito Tutty Moreno (batteria), Helio Alves (piano) e Rodolfo Stroeter (basso). A casa sua, in Brasile, Oswaldo «Lenine« Macedo Pimente, classe 1959, da Recife, stato di Pernanbuco, nel nord del Paese, è una stella. Musicista a 360 gradi (cantautore, compositore, arrangiatore e produttore), dal vivo domenica al Rolling Stone di corso XXII Marzo 32 (ore 21, ingresso 25 euro), non ha niente da invidiare a illustri colleghi, suoi connazionali, che vanno per la maggiore, come per esempio i «tribalistas» Marisa Monte, Carlinhos Brown e Arnaldo Antunes. Tutto merito di un sound contaminato, diverso e sentimentalmente debordante, analogico e digitale, dove la tradizione e la contemporaneità vanno a braccetto a servizio della creazione. In altre parole, Lenine, che non senza un pizzico di sfacciataggine si cimenta con profitto tanto nella canzone d'autore quanto nelle colonne sonore delle telenovenas più popolari, abbina al maracatù, ascoltato sin da bambino, suoni e ritmi d'ogni tipo e provenienza: samba, hip hop, embolada, jungle, balada, funk, baião, rock, xaxado, techno ed elettronica. Un affascinante guazzabuglio, dunque, spesso e volentieri ballabile. Durante la serata (con lui la sua band storica formata dal chitarrista Jr.

Tostoi, il bassista Guila e dal batterista Pantico Rocha) ci sarà anche tempo e modo per ascoltare dal vivo le canzoni dell’ultimo album «Labiata», frutto di un lavoro di collaborazione con diversi compositori da Arnaldo Antunes a Lula Queiroga. E c’è anche un brano da un testo inedito di Chico Science (star della «Mpb» scomparsa nel 1997), musicato adesso dal cantante-chitarrista molto amato in Europa, soprattutto Oltralpe.

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