Julio Cesar: «Da quando ho chiesto più soldi...»

nostro inviato a Torino

Era una partita a rischio, ma nessuno si sarebbe mai immaginato che il casino sarebbe arrivato da quella parte. Non si battono mai le mani a un arbitro signor Mourinho, specialmente se non sono complimenti ma applausi di scherno. «Bravo, bravo», ha ripetuto José a Saccani e questa volta il possibile fraintendimento non funziona, l'arbitro ha capito bene e l'ha espulso senza indugi.
José ieri sera ha lasciato l’Inter nelle mani di Beppe Baresi e sicuramente la lascerà anche contro l'Atalanta nella prossima giornata. Un po’ di riposo farà bene anche a lui. Poteva anche avere un minimo di ragione José perché il fallo che origina la rete del primo vantaggio bianconero non è parso così limpido, insomma il contatto di Samuel su Del Piero è sembrato simile a tanti altri non fischiati. Ma il gol ha fatto perdere la pazienza a Mourinho e la partita si è improvvisamente attorcigliata non per colpa del pubblico o dei soliti noti, ma per demerito suo, poi rimasto oltre il recinto da dove riusciva a intravedere qualcosa attraverso le porte di vetro presidiate dagli steward dello stadio.
Serata nervosa, Julio Cesar poi non è certo parso irreprensibile, per sua stessa ammissione non è questo il suo periodo migliore e non lo nasconde: «Ho chiesto un rinnovo di contratto, quindi soldi in più - ha detto il portiere nerazzurro -. Questo mi ha creato dei problemi perché in ogni partita cerco sempre di dimostrare che li valgo. Il primo gol comunque è stato anche fortunoso, con una deviazione forse addirittura di Samuel, poi sono scivolato, insomma un disastro. Non è la prima volta quest’anno che commetto errori, su quel tiro avrei dovuto deviare la palla molto più lateralmente, ne ho parlato anche con Silvino il nostro preparatore dei portieri. Purtroppo non ci sono riuscito. Siamo ancora primi? Questo non ci consola».
Mentre nello spogliatoio dell'Inter si fa outing, in quello della Juventus si festeggia, John Elkann, Jean-Claude Blanc, tutti felici, tutti davanti a un nuovo mondo, ora si spalancano per davvero scenari che fino a un'ora e mezza prima sembravano di carta: «Ho ricevuto le risposte che cercavo - confida Ferrara -. Questa è stata una partita che non ho dovuto preparare, si è preparata da sola, ero molto tranquillo e lo erano anche i giocatori. Siamo tutti felici e soddisfatti. Marchisio? Un ragazzo che non si monta la testa, equilibrato e serio. Nell’intervallo mi ha chiesto scusa perché si era perso Eto’o sul gol. Ma non era abbattuto, era deciso a farsi perdonare e con quel gol credo proprio ci sia riuscito».
Due spogliatoi, due colori, da questa parte solo storie a lieto fine, confida Ferrara: «Ho avvertito Camoranesi che non avrebbe giocato, l’ho fatto pochi minuti prima della partita e mi ha lasciato quasi perplesso per come si è comportato e ha accettato la panchina. Mourinho? Sì, con lui si sono alzati un po’ i toni, c’è stato qualche screzio fra le due panchine ma mai fra noi due.

Prima della partita era venuto da me a stringermi la mano, poi non so, non l'ho più visto».
José zitto e imbronciato ha lasciato il Comunale, si è negato alle televisioni e forse per lui questo è stato l'unico momento felice della notte di Torino.

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