Cultura e Spettacoli

Justin Bieber il ragazzino pop che studia da Michael Jackson

Ha diciassette anni, fa impazzire i coetanei e la sorpresa è che sa anche cantare bene. E' una delle star nate sul web

Justin Bieber il ragazzino pop 
che studia da Michael Jackson

Mentre le case discografiche si interrogano su quali strategie adottare per fronteggiare la crisi irreversibile di un prodotto ormai in via d'estinzione, i fenomeni musicali più significativi degli ultimi tempi sono venuti fuori tutti dalla rete, grazie al passa parola di un pubblico imprevedibile e non addomesticabile. Questa e solo questa la chiave di lettura del successo di Justin Bieber: se un video postato su You Tube ottiene milioni di accessi, se compare un milione e mezzo di messaggi su Twitter in occasione del debutto dell'album, se nel primo semestre del 2010 si contano 23,7 milioni di messaggi su Twitter che contengono il suo nome, ciò significa che siamo davvero di fronte a un fenomeno senza precedenti e che davvero il giovanissimo cantante canadese, nato il 1 marzo 1994 nell'Ontario, è il nuovo re del Pop.

D’accordo, non è la prima volta che il web determina un così grande consenso. Lily Allen, rifiutata da diverse etichette, ha postato alcune canzoni sul suo profilo di My Space e la reazione è stata quasi subito di fanatismo. Persino la band di indie rock Arctic Monkeys (un settore questo considerato più per puristi e di solito snobbato) è diventata famosa grazie a My Space, anche se qualcuno insinua il dubbio che l'operazione sia stata studiata a tavolino visto che dopo il secondo album il successo si è in parte ridotto. Il resto lo fa ancora la tv, in particolare la partecipazione ai talent show, anche se nessuno è ancora riuscito nell'impresa di bissare il risultato di Susan Boyle dopo la memorabile esibizione al Britain’s Got Talent.

Fino a non molto tempo fa, per diventare una popstar ci voleva almeno un singolo d’esordio. Oggi l’uscita di un disco è letteralmente spinta dal web, quando in rete circolano già diversi video, pagine di fan-club più o meno ufficiali (che tartassano chiunque si iscriva con messaggi e informazioni di ogni genere) e i social network ne parlano insistentemente. Il sogno americano del self made man non passa più per il provino o l'audizione alla Flash Dance, e il miracolo lo compie un pubblico senza volto eppure determinante. Nel 2007 il tredicenne Justin canta già con incredibile maturità cover soul di Stevie Wonder: a incoraggiarlo la madre, che separata dal marito si dedica al talento del ragazzino, pure capace di suonare diversi strumenti. L’esplosione del fenomeno on line non può non incuriosire il classico produttore illuminato. Il resto è cronaca: nell’ottobre 2008 Justin firma un sontuoso contratto con la Island Records per il singolo d’esordio One Time, prodotto addirittura da Tricky, e il primo album My World in uscita nel 2009: un lavoro niente affatto superficiale, incentrato sui cambiamenti fisici e mentali di un teenager, le prime cotte, l’emozione di raggiungere il successo a soli quindici anni.

Saranno state certamente le figlie a convincere Michelle e Barack Obama a invitare il loro idolo presso la Casa Bianca. Davanti alla famiglia presidenziale Justin ha cantato i suoi hit, da Love Me a Favorite Girl, da Never Let You Go a U Smile, con consumata abilità. Talmente bravo e carismatico da essere stato chiamato a intonare il primo verso della cover di We Are The World: dove un tempo c’era Lionel Ritchie, oggi c’è lui, Justin.

A questo punto è scoppiata la Biebermania, soprattutto tra le ragazzine, ultimo trend del cosiddetto teenage pop la cui ampia famiglia comprende Justin Timberlake, i Jonas Brothers e Selena Gomez. Ma nel caso di Bieber la formula non è equiparabile a quella dei Disney Store da cui provengono i suoi colleghi plastificati, e il talento vocale del baby fenomeno lo devono ammettere anche gli esperti. Insomma, può essere che Justin abbia un futuro da adulto e forse il pop ha trovato l’erede di Michael Jackson. Lo conferma non solo l’ampia bibliografia scritta (come il testo appena tradotto in italiano da Castelvecchi di Chas Newkey-Burden), ma soprattutto il biopic Never Say Never in uscita l’11 aprile sugli schermi italiani, dove tra fiction e realtà si vedrà il backstage del tour mondiale del nostro, nel frattempo approdato al Forum di Assago il 9 aprile, dove presenterà il nuovo disco di remix.

Un po’ Elvis e un po’ Frank Sinatra, nessun eccesso ma solo un grande senso di responsabilità che rifiuta il divismo stereotipato e sempre si rivolge al suo pubblico, di fans virtuali, ringraziandoli perché senza di loro non ce l’avrebbe mai fatta.

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