Le famiglie fuori, gli ultras dentro il campo. Succede a Pinzolo, nella civilissima Pinzolo. Provincia di Trento, val Rendena: sede da quattro anni del ritiro della Juventus. Mai un problema, fino a quest'anno: massima organizzazione, gentilezza assoluta. E spalti quasi sempre gremiti. Soprattutto quest'anno, complice la presenza di Del Piero e Diego, un mercato sfavillante della Signora e i sogni scudetto che aumentano di giorno in giorno. Siccome però il mercato bianconero ha portato in dote anche Fabio Cannavaro, parte della tifoseria non ha gradito. E ha contestato il "traditore e mercenario": cori, striscioni, urla, fumogeni lanciati in campo e avanti così. Ed anche ieri scena e copione non sono cambiati.
Va detto subito che, fin dal primo giorno, gran parte del pubblico si è ribellata ai contestatori, zittendoli e isolandoli. Ieri, però, è successo un episodio a dir poco spiacevole che chiama in causa la stessa Juventus. Terminato intorno alle 18 l'allenamento dei nazionali - rimasti in ritiro, mentre la squadra era impegnata a Joeuf contro il Nancy( 1-1 il punteggio, gol di Amauri e Ouaddou)-, un ultras ha scavalcato la recinzione e si è diretto verso i giocatori ancora in campo per festeggiarli a suo modo. Respinto con le buone una prima volta e accompagnato fuori dal campo, ha scavalcato di nuovo. E a questo punto Gianmaria Vada, responsabile della sicurezza dello stadio Olimpico di Torino - già presente sul terreno di gioco - ha invitato alcuni giocatori a recarsi sotto la curva per salutare gli ultras: Chiellini si è rifiutato, limitandosi ad alzare il braccio da centro campo, Diego e Marchisio si sono fatti convincere per quieto vivere.
Fine del tutto? No. Perché a quel punto l'ultras, con tanto di magliette e cappellini da firmare, è stato accompagnato sotto braccio dentro gli spogliatoi dallo stesso Vada. Sugli spalti, famiglie perplesse e sguardi allibiti: dopo qualche minuto, l'esagitato è uscito dagli spogliatoi con le magliette di cui sopra (non firmate dai giocatori, dice la Juve: firmate, replica invece chi è riuscito a buttare un occhio) dirigendosi verso l'albergo dove alloggia la Juve. Riuscendo anche a entrare, sfruttando la scia della macchina di Chiellini: vi è rimasto giusto qualche minuto, prima di essere accompagnato fuori. Nel frattempo i suoi amici - tutti con maglia del gruppo ultras, rigorosamente nera e con scritte del tipo "la legge non ci fermerà, lo stato non ci fa paura" - si erano piazzati davanti all'uscita posteriore dell'albergo: allegri, sorridenti e con il permesso del servizio d'ordine privato. Molti di loro, con mogli e figli piccoli. Scocciati, questi ultimi: al punto che alle 19,30 la truppa si è sciolta.
«Siamo in una località di villeggiatura e ci sono decine di famiglie, non si possono usare le maniere forti», è il punto di vista di chi gestisce il servizio d'ordine del centro Pineta. Risultato: Juve imbarazzata e forze dell'ordine pressoché assenti nonostante i mille allarmi dei giorni scorsi. Anche questo è calcio.
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