Marcello Di Dio
nostro inviato a Torino
Quando allimprovviso si scoperchia il tetto della panchina della Juventus, si capisce che per i bianconeri sarà unaltra giornata dinferno. E il Diavolo infatti si avvicina ancora: Milan a meno tre (due mesi e mezzo fa il distacco era di 14 punti) dopo il nuovo pareggio della squadra di Capello, giunto ancora una volta in zona Cesarini contro una Lazio comunque gagliarda.
Complicarsi la vita sembra essere diventato lo sport preferito dei torinesi, che in undici contro dieci riescono a salvare il risultato grazie al tocco felpato di Trezeguet (rientrato in squadra dopo due turni di stop forzato) a tre minuti dal 90. Non è ancora situazione da allarme rosso, ma è indubbio che un po' di panico in casa juventina esiste. Anche se a confortare una squadra sempre più vittima della propria crisi (una vittoria nelle ultime nove gare e quattro pareggi consecutivi nellultimo mese, compreso lo 0-0 di Champions con lArsenal) cè un calendario che nelle ultime tre giornate offre avversarie «semitranquille», dal Siena dei tanti ex al Palermo tagliato fuori dalla lotta per lUefa.
La sferzata di Fabio Capello alla squadra non ha dato i frutti sperati. Eppure la Juventus ha dato qualche segno di risveglio, creando non poche occasioni da gol (la maggior parte, però, nel primo tempo e in parità numerica). Meriti dunque a Peruzzi, esaltatosi contro la sua ex squadra. E se lAngelo custode della porta biancoceleste si conferma, è sempre più giallo intorno a Gigi Buffon. Ieri il numero uno della nazionale si è infortunato nel riscaldamento e spifferi dallo spogliatoio parlano di dolore alla spalla sinistra (non quella lesionata nel contrasto con Kakà a inizio stagione) e ha seguito la prova non brillante di Abbiati dalla panchina. Da tre settimane cè mistero sulle reali condizioni di Buffon, assente con la Fiorentina per un presunto guaio alla caviglia (il silenzio stampa juventino non aiuta a dare ulteriori chiarimenti) e in dubbio fino alla vigilia del match di Cagliari. Nessun mistero, invece, intorno a Ibrahimovic, da 62 giorni senza gol: nove i turni di campionato di astinenza, uniti alle sfide europee, e ieri un altro clamoroso errore sotto porta. Una crisi infinita dalla quale lo svedese non riesce a uscire.
La Lazio, senza Liverani infortunato, gioca la partita a testa alta: subito ko lo sfortunato Mudingayi, per lui frattura alla tibia destra e operazione in serata dopo il brutto intervento di Cannavaro, nemmeno ammonito («sa il fatto suo, è un giocatore più esperto dei nostri, non credo ad altro», dice maliziosamente Delio Rossi che ripensa al brutto fallo dellandata del difensore azzurro su Behrami, fuori due mesi), vantaggio costruito da Pandev e finalizzato da Rocchi quinto gol alla «sua» Juve con grandi responsabilità di Abbiati, raddoppio di Dabo giustamente annullato per uningenuità di Belleri che rientra dal fuorigioco e disturba il portiere juventino. Il francese si farà espellere per ripetuti insulti a Paparesta, tanto che il centrocampo laziale diventerà un inedito Mauri-Zauri, generoso. Un palo di Vieira a fine primo tempo, le parate prodigiose di Peruzzi fanno capire che la Juve è viva. E se Mutu e Zebina steccano ancora (meglio Balzaretti del francese), Del Piero non riesce a essere decisivo.
Juventus alla deriva la Lazio sfiora il colpo Capello è a rischio
Bianconeri salvati da Trezeguet dopo il gol di Rocchi. Romani in dieci per unora
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