Kabul - I tre operatori italiani di Emergency arrestati in Afghanistan, Marco Garatti, Matteo Pagani e Matteo Dell'Aira, sono stati rilasciati. I tre sono nell'ambasciata italiana a Kabul. Il ministro degli Esteri, Franco Frattini, ha espresso il suo "vivo compiacimento per la positiva conclusione" della vicenda che aveva condotto sabato scorso al fermo dei tre medici italiani a Lashkar-gah, nella provincia di Helmand. Il rilascio "é il risultato dell'intensa azione condotta dalla diplomazia italiana che ha agito con straordinaria professionalità e discrezione, nel rispetto delle istituzioni afghane che l'Italia e la comunità internazionale stanno aiutando a crescere".
Prove insufficienti per la detenzione I tre operatori di Emergency, secondo quanto si è appreso, hanno trascorso le ultime 48 ore non in prigione, ma in una guest house, dove hanno potuto cambiarsi e muoversi con una certa libertà. Le autorità giudiziarie afgane hanno ritenuto che le prove a carico dei tre italiani non sono sufficienti a giustificarne la detenzione, anche se l'inchiesta sull'episodio continua per fare luce sulla presenza delle armi e delle munizioni nell'ospedale di Laskhar Gah. La vicenda dei tre italiani, viene sottolineato dalle fonti, é stata affrontata dalle autorità locali con una attenzione e una rapidità inedite per gli standard afgani, per un fatto del genere. Dunque, una soluzione positiva cui si è potuti giungere - viene ancora rilevato -, grazie all'importante lavoro della Diplomazia italiana e del'Aise in Afghanistan e grazie a quello che viene definito il"ruolo determinante" svolto da Saleh, il capo della Nds, i servizi segreti afgani.
I servizi afghani: "Non colpevoli" I tre italiani di Emergency sono stati rilasciati perché "non colpevoli". Lo dice un comunicato del Nds, i servizi di intelligence afghani.
Accusati dai fratelli dell'autista di Mastrogiacomo I fratelli di Sayed Agha, l'autista dell'inviato di Repubblica Daniele Mastrogiacomo ucciso poco dopo il loro sequestro nel 2007, accusano i cooperanti di Emergency. Lo riferisce l'agenzia di stampa afghana Pajhwok. "Nostro fratello fu ucciso come parte di un sinistro complotto", ha detto Muhammad Humayun, uno dei due fratelli di Sayed, spiegando che i loro sospetti nei confronti dello staff dell'ospedale di Lashkar-gah si sono concretizzati dopo gli arresti degli operatori. "Devono essere stati coinvolti nell'omicidio di nostro fratello; erano a conoscenza dell'accordo segreto stretto con i talebani", ha aggiunto Humayun, definendo l'ospedale di Emergency un centro del terrorismo.
Frattini: nelle prossime ore in Italia I tre cooperanti di Emergency saranno trasferiti in Italia "nelle prossime ore con un aereo di Stato". Lo ha annunciato il ministro degli Esteri, Franco Frattini, accanto a Gianni Letta, in un conferenza stampa a Palazzo Chigi convocata dopo il rilascio dei tre.
"Dò atto a Cecilia strada per la sobrietà" "Voglio dare atto a Cecilia Strada (presidente di Emergency, ndr) di aver gestito la vicenda con sobrietà e evitando strumentalizzazioni" al contrario di "una minoranza delle forze parlamentari che ha ottenuto come risposta i risultati di oggi".
"Grande lavoro di squadra" Un "grazie" a tutti coloro che hanno collaborato alla liberazione per aver "lavorato tutti davvero come una squadra" é stato espresso da Frattini. In particolare Frattini si è rivolto al suo staff a Roma e Kabul, all'ambasciatore in Afghanistan Claudio Glaentzer ed al suo inviato ambasciatore Massimo Iannucci. E' stato un lavoro, ha sottolineato Frattini, portato avanti con "contatti discreti" con l'intelligence afghana nel "rispetto" delle autorità di Kabul. "Ma non per questo meno determinanti", ha rilevato a sua volta Letta aggiungendo che "questo del resto era lo spirito della lettera di Berlusconi a Karzai".
"Anche il Pd ha tenuto un atteggiamento misurato e prudente, senza fughe in avanti e senza richiesta strane e inaccettabili, come invece qualcuno dell'opposizione, non del Pd, ha voluto avanzare".
"Non abbiamo ceduto alle forzature" Fratini sottolinea che il governo "non ha seguito, neanche per un attimo, quelle voci piuttosto polemiche e strumentali, ma per fortuna isolate, che chiedevano al governo italiano un approccio di forzatura, imposizione e di accusa formale" nei confronti del governo di Kabul, "che avrebbe messo le autorità afghane in posizione di irrigidimento". C'é "l'impegno formale del governo italiano" nei confronti del governo di Kabul che "qualora, dopo la liberazione, emergano accuse nuove" nei confronti dei tre cooperanti di Emergency rilasciati oggi, "saranno le autorità giudiziarie italiane a occuparsi del caso" ha aggiunto Frattini, spiegando "la proposta di liberazione sulla base di un impegno di fiducia" che il ministro ha avanzato ieri sera alle autorià afghane attraverso il suo inviato ambasciatore Massimo Iannucci.
"L'Isaf non aveva l'informativa" "L'Isaf non aveva avuto né una richiesta preventiva né una informativa preventiva" sull'operazione delle autorità afghane il 10 aprile nell'ospedale di Emergency a Laskar-Gah. A una domanda di chiarimento da parte italiana, il contingente britannico - ha spiegato Frattini - ha risposto di aver inviato degli artificieri "su richiesta" dei servizi afghani, dopo il rinvenimento di armi e munizioni nella struttura ospedaliera.
Napolitano: "Accortezza e fermezza del governo" "La liberazione dei tre operatori di Emergency in Afghanistan è motivo di sollievo per noi tutti e, in primo luogo naturalmente, per i famigliari. L'intesa raggiunta tra le autorità afghane e il governo italiano garantisce il rispetto dei diritti fondamentali delle persone bruscamente arrestate e pesantemente quanto genericamente accusate, e, nello stesso tempo, la piena corretta disponibilità, nel rispetto delle istituzioni afghane, all'approfondimento delle indagini, sulla base di ogni eventuale ulteriore elemento, da parte della magistratura italiana". E' quanto afferma il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. "Il governo, e per esso il ministero degli Esteri, ha operato con accortezza e fermezza, aderendo alle preoccupazioni espresse da una vasta opinione pubblica", si conclude la dichiarazione del Capo dello Stato.
Cecilia Strada: liberi per l'impegno di tutti "Siamo molto, molto felici che i nostri tre operatori siano stati finalmente liberati e che abbiano potuto contattare le loro famiglie dopo otto giorni di angoscia": è il commento a caldo di Cecilia Strada, presidente di Emergency e figlia di Gino Strada, pochi minuti dopo l'annuncio della liberazione a Kabul di Marco Garatti, Matteo Pagani e Matteo Dell'Aira. "Non avevamo dubbi sul fatto che tutto si sarebbe risolto bene - ha detto Cecilia Strada - perché abbiamo sempre saputo che sono innocenti, così come lo sapevano le centinaia di migliaia di cittadini italiani che ci hanno sostenuto in questi giorni". I tre operatori, ha detto, stanno bene e sono felici di essere liberi. In questo momento si trovano nell'Ambasciata italiana a Kabul. Una liberazione, quella dei tre operatori arrestati nove giorni fa, che secondo Emergency è stata possibile "grazie al lavoro di tutti coloro che si sono adoperati in questi giorni". Non sa ancora, Cecilia Strada, se e quando i tre operatori potranno tornare in Italia: "Ora è il momento della gioia, poi si ragionerà su cosa fare".
Gino Strada: "Fallito il tentativo di screditarci" "Mi sembra una bella conclusione". Ha esordito così Gino Strada durante una conferenza stampa a Milano commentando la liberazione dei tre operatori.
"Qualcuno ha cercato di screditare Emergency e il tentativo è fallito".
Gino Strada durante ha parlato di "trappola" e "provocazione" per descrivere ciò che è successo nell'ospedale gestito da Emergency. E ha detto che "ci sono alcuni punti oscuri". "Non è chiaro - ha detto - perché sono stati arrestati, perché l'ospedale è stato aggredito. Non è chiaro perché e non è chiaro chi l'ha orchestrato. Bisogna capire bene chi c'é dietro questa macchinazione". Il compito di investigare non spetta certo ad Emergency, ha spiegato, dicendo di sperare che le indagini vadano avanti. Su chi abbia messo le armi nell'ospedale, crede ci siano poche possibilità: "o qualcuno dello staff afghano è stato corrotto o forzato - ha osservato -, o da altri afghani, o da altri in uniforme di cui non so neanche la nazionalità. Una risposta non l'abbiamo". Quello che è certo, secondo Strada, è che "qualcuno evidentemente non vuole Emergency".
Gino Strada ha detto di sperare che l'intelligence italiana non sapesse nulla di quanto stava accadendo in Afghanistan. "Per dirla con le parole del ministro - ha detto rispondendo ad una domanda dei giornalisti - prego il cielo che non sapessero niente e non ho motivo di credere il contrario".
Il fondatore di Emergency ha voluto ringraziare tutti quelli che hanno contribuito alla liberazione. "Ringrazio gli italiani che ci hanno dimostrato affetto, chi ha lavorato alla soluzione di questa brutta vicenda, il ministero degli Esteri, la diplomazia italiana e le autorità afghane che hanno detto che Emergency non c'entra". E parlando del ministro Franco Frattini, Strada ha detto che ne approfitterà "per mandargli una maglietta di Emergency". E preferisce non parlare di incomprensioni con il governo italiano. "Non si può parlare di incomprensioni - ha spiegato -. Ho detto alle autorità cosa pensavo della vicenda. Loro si sono mossi come meglio credevano e li ringrazio".
Gino Strada ha telefonato al ministro degli Esteri, Franco Frattini, al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, e all'inviato speciale dell'Onu per ringraziarli di quanto hanno fatto per la liberazione di Marco Garatti, Matteo Pagani e Matteo Dell'Aira.
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