Caro Granzotto, apprendo in questo momento dalla radio della morte dei nostri soldati in Afghanistan. Che tragedia! E ora che cosa fare, cosa dire? Che cosa pensare?
È difficile oggi restar lucidi, caro Passigli, investiti come siamo dalla pietà per quelle giovani vite perdute. Sentimento che tutti ci accomuna nel cordoglio sincero e in quel poco o tanto di rabbia per gli infami, vigliacchi talebani e il loro «eroe», il mujahid Hayatullah che era alla guida dellauto bomba. Stato danimo dal quale sicuramente si esclude da sé la teppa pacifista, la stessa che nei cortei scandiva: «Dieci, cento, mille Nassirya» (ricorda? Novembre 2003, diciannove nostri soldati morti per mano di un attentatore kamikaze e per volontà di Al-Zarqawi, che non riposi in pace). Sarebbe però grave se il generale scoramento inducesse a invocare il «tutti a casa», il disimpegno dalla missione «Enduring Freedom». Il prezzo che in vite umane stiamo pagando per la nostra partecipazione alla campagna contro il terrorismo è alto, altissimo. La tentazione di tirare i remi in barca sarà dunque forte, ma cedervi significherebbe innanzi tutto offendere la memoria di chi è caduto sul campo. Dando poi corpo a quel poco edificante cliché che vuole lItalia sempre tentata di liberarsi dellalleato e finire un conflitto unendosi allex nemico. Perché è evidente che ritirarsi dallAfghanistan significherebbe favorire, aiutare, dare una mano ad Al Qaida e al terrorismo islamico in genere. Il ministro La Russa è stato molto chiaro: «Questa missione continuerà». Io voglio sperare che anche il mondo politico si mostri altrettanto risoluto e sappia far fronte alle lusinghe di una campagna demagogica che faccia leva non sulla ragione, ma sulle emozioni e quei sentimenti umanitari che sono di tutti, ma che è indegno strumentalizzare. Non è questo o quel governo, questo o quel partito ad aver preso limpegno di unirsi alle forze internazionali della «Enduring Freedom». È il Paese, nel pieno rispetto delle regole della democrazia rappresentativa. Saremmo dunque noi, caro Passigli, noi italiani a rispondere duna eventuale diserzione. O se preferisce, se vogliamo dire le cose come stanno, di un eventuale atto di collettiva fellonia.
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