"Kakà? Ci ha fatto perdere il 2 per cento"

Il Pdl prova a misurare l’effetto-cessione del fuoriclasse. Scontro sul verdetto delle elezioni Il Carroccio attacca: "È un segnale negativo per la giunta». De Corato: "Realtà deformata". Giulio Gallera: "Il 2004 è un’altra era politica, il confronto corretto è con il 2008"

«Ma quale segnale?». Il Pdl milanese non ci sta: il voto milanese di sabato e domenica, se dice qualcosa alla città, parla di un consolidamento del partito. «È la Lega che arretra, e noi avanziamo», ribattono dal Pdl a un Carroccio che a schede ancora «calde» si è precipitato a vedere «segnali» negativi per la maggioranza e il sindaco. Un’analisi vicina a quella del Pd, che con il capogruppo Pierfrancesco Majorino vede in un centrodestra sotto il 50 per cento una «difficoltà» del sindaco e un «malessere in città», prima di ammettere - «non ci nascondiamo dietro un dito» - che il risultato del Pd milanese è «una botta in linea con quella nazionale». Una botta in gran parte dovuta a Di Pietro, oltre che ai Radicali. Gongola infatti il consigliere regionale dell’Idv, Stefano Zamponi: «Viene premiata la nostra opposizione dura». La Lega quindi rimette nel mirino un assessorato, e chiede il rimpasto. Una richiesta subito respinta al mittente da Carlo Fidanza e Aldo Brandirali del Pdl, oltre che dall’assessore Giampaolo Landi di Chiavenna.
Il primo a rispondere ai leghisti è il vicesindaco Riccardo De Corato: «Non si capisce perché strumentalmente si debba a tutti costi rappresentare una realtà deformata. I numeri delle Europee dicono che il Pdl ha guadagnato lo 0,3 per cento rispetto alle scorse Politiche e la Lega è arretrata dello 0,6». «Chi vince e chi perde - conclude De Corato - è dunque ben chiaro in quei numeri». Gli spostamenti percentuali in effetti sono minimi, e un raffronto con un’elezione piuttosto che con l’altra cambia tutto. Così la Lega guarda al 2004, quando in città raccolse appena il 5,5 per cento. E si dice soddisfatta. Perché «Milano - la lettura del capogruppo Matteo Salvini - è una città difficile, e il Pdl inoltre ha inondato la campagna di spot, e ha 25 consiglieri comunali contro uno. È dal loro risultato che mi aspettavo qualcosa in più». «Ora siamo al 12 e l’anno scorso abbiamo triplicato i voti - sintetizza Salvini -. Non è che possiamo triplicarli anno per anno. Siamo al massimo storico. Siamo più che soddisfatti».
Il raffronto col 2004 non tiene secondo il capogruppo del Pdl, Giulio Gallera: «Un’altra era geologica». De Corato sottolinea un elemento in più: «I numeri del Pdl in città sono in controtendenza rispetto al dato nazionale, dove il partito cede il 2,1 in raffronto alle Politiche». Come dire che facendo la «tara» al dato nazionale, il partito locale si è rafforzato. L’analisi del voto nel Pdl prende in esame le Europee come indicatore più corretto: «Alle Provinciali c’è una grande polverizzazione del voto. Alle Europee miglioriamo un risultato del 2008 che era già un successo clamoroso, e nonostante un’astensione che ci ha un po’ penalizzato», spiega Gallera.

E negli ambienti del Pdl milanese si misura anche l’effetto di vicende extrapolitiche, come la cessione di Kakà al Real: «I tifosi sono tantissimi - si riflette - e un fatto mediatico del genere può avere influito molto, soprattutto fra i giovani. Kakà può aver spostato il 2 per cento dei voti a Milano».

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