Milanello - Finalmente il tormentone si conclude. Izecson dos Santos Leite Ricardo, chiamatelo pure Kakà, ha deciso di parlare e, sorridente e rilassato, di entrare a piedi uniti sul Real Madrid: «Che il Real mi insegua penso sia una cosa normale, perchè il mercato è così. Io non ho mai fatto nessuna richiesta al Milan, non ho rivendicato niente sia per il rinnovo del contratto, sia per andar via, sia per la clausola rescissoria. L’incontro col Real c’è stato e il Milan è stato il primo a saperlo. Ma la porta di Madrid è “serrada”, anche perchè io mi vedo come il simbolo del Milan e, proprio come ha detto il presidente Berlusconi, spero di scrivere la storia di questa squadra. Anche i tifosi devono stare tranquilli. Ho un contratto col Milan fino al 2011 e ho un legame stretto con la società. Galliani e mio padre si troveranno per il rinnovo, ma nessun problema nel caso non dovessero rinnovare. Certo che se la società decidesse di vendermi, sono loro a decidere, anche perchè io sto bene qui. Non posso però dire che mi fermerò per sempre nel Milan, perchè non vorrei che queste parole venissero strumentalizzate e usate un giorno contro di me. Certe frasi sono pesanti da dire, perchè nel calcio non si sa mai cosa può succedere».
Tempo sereno su Milanello, dunque, Kakà non vuole andarsene, Kakà non pensa ai tanti soldi che il Real gli offre. «Come ha detto Pelè in questi giorni, i soldi non sono tutto», precisa il giocatore. «L’ho imparato da tanti miei amici che sono andati via dal Milan per soldi e adesso soffrono lontano da questa squadra. Abbiamo cinque obiettivi e se potessimo vincerli tutti sarei davvero felice. In particolare mi affascina il Mondiale per club in Giappone».
Il suo silenzio, la sua voglia di nascondersi e di non rispondere al gossip calcistico, avevano però destato qualche perplessità e adesso Kakà vuole definitivamente cancellarle: «Non ho mai parlato perchè ero in vacanza e pensavo solo a riposare. La mia scelta di non parlare era legata al fatto che volevo farlo quando mi sentivano tutti, proprio come oggi (ieri per chi legge, ndr)».
Già, il futuro, magari con la fascia da capitano visto la perdurante assenza del “monumento” Maldini. «Non ho questa fretta, anche perchè rispetto la gerarchia», si cautela il brasiliano. «Ci sono giocatori che sono al Milan da più tempo, quindi so aspettare il mio momento. Quando la squadra deciderà che sarò il capitano, io lo diventerò. In questa squadra di leader ce ne sono diversi e oggi abbiamo un grande capitano: Paolo Maldini. Lui e Costacurta mi hanno insegnato tanto, hanno vinto tutto, io posso vincere tutto a 25 anni, ma non per questo mi sentirei appagato e con la voglia di andare via». Tanti obiettivi, dunque, magari anche il Pallone d’oro e la felicità di giocare col fratellino Digao. «Tutto quello che ho fatto col Milan penso sia stato buono: la Champions vinta, capocannoniere nella coppa più prestigiosa. Chi dovrà valutare il mio lavoro, lo farà. Quanto a Digao, giocare con mio fratello è un sogno. Da bambini giocavamo davati a casa e ora siamo insieme nel Milan. Sto davvero sognando, svegliatemi».
Ma il futuro è anche Pato, Ronaldinho, la Seleçao e Kakà ribatte: «Ho visto due partite di Pato nelle quali ha segnato due gol. Mi dicono sia un grandissimo giocatore, uno da prendere che non mi farebbe ombra, bello da giocarci insieme. Quanto a Ronaldinho, sarei ben contento se venisse al Milan, nessuna invidia: in nazionale ci intendiamo alla perfezione e qui sarebbe la stessa cosa. Bravissimo per tutti i ruoli e forte fisicamente anche Baptista. Quanto a Ronaldo, ha capito la sua importanza per questa squadra. Lo scorso anno coi suoi 7 gol ci ha aiutato ad arrivare quarti in campionato. Quest’anno ha voglia di fare una grande stagione. Dunga si è arrabbiato, ma ha capito perchè non sono andato in nazionale. Il Brasile ha vinto la coppa America, ha messo in evidenza tanti giovani bravi.
Io farò bene al Milan e poi rientrerò nella Seleçao».Un consiglio anche ad Ancelotti: «Io mi sento un trequartista e non una seconda punta, perchè non mi piace giocare spalle alla porta, anche se mi sono anche adattato a stare dietro all’unica punta».
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