I bambini attendevano allineati, lungo la strada, l’arrivo della delegazione parlamentare da Kabul. Un’esplosione secca ed improvvisa ha spezzato sanguinosamente il giorno di festa. Il terrorista suicida è riuscito a portare con sé una cinquantina di persone, compresi cinque parlamentari, guardie del corpo e poliziotti. Fra le vittime, però, sono tanti i bambini. I feriti sarebbero fra i 100 ed i 150.
Si tratta del più spaventoso attentato kamikaze della storia afghana. Ferisce ancora di più perché ha colpito in mezzo a civili innocenti. In mezzo ai più piccoli che, con le bandierine afghane in mano, intonavano le canzoni nazionali. L’arrivo di gente importante dalla capitale è sinonimo di festa e, oltre all’accoglienza, organizzata a bacchetta, ci scappano sempre dolci e regali. Questa volta, però, un pazzo assassino era pronto a farsi saltare in aria imbottito di tritolo.
I sopravissuti hanno detto di aver visto il kamikaze che si nascondeva dietro la fila di bambini pronti a dare il benvenuto alla delegazione parlamentare. Oltre al corpetto esplosivo aveva anche delle bombe a mano. Quando si è avvicinato ai bambini festanti l’ex ministro del Commercio Mustafa Kazimi, esponente di spicco dell’opposizione, il terrorista si è fatto esplodere.
La bomba umana è saltata in aria proprio in mezzo alla folla che si accalcava all’ingresso di uno zuccherificio a Baghlan, capoluogo del nord. La delegazione di parlamentari doveva visitare il complesso e portare speranza economica nella provincia. Il massacro è stato spaventoso: i testimoni parlano di un lago di sangue e resti umani sparsi dappertutto. Del corpo di Kazimi, principale obiettivo dell’attacco, non resta più nulla. «Ho visto decine di cadaveri, mentre la gente si portava via le armi dei soldati colpiti dall’esplosione. I bambini sopravissuti piangevano terrorizzati. Era un incubo», ha spiegato all’agenzia di stampa Reuter Mohammed Rahim, uno degli afghani che si trovava sul posto. Il testimone ha perso due cugini nell’esplosione, entrambi scolari che facevano parte del comitato di accoglienza.
Ieri sera il ministro della Sanità afghano, Sayed Mohammad Amin Fadimi, ha parlato di 50 morti e 100-150 feriti. Però diversi corpi, soprattutto dei bambini, erano già stati portati via dalle famiglie. Khalilullah, un medico locale, ha dichiarato che «i corpi senza vita di 90 persone sono arrivati in ospedale», ricostruito grazie all’aiuto umanitario italiano. Cinque parlamentari sono morti, compreso Kazimi, che guidava la delegazione ed era considerato un uomo scomodo. Fra i feriti c’è anche il viceministro del Commercio, Shukria Barakzai, famosa parlamentare. La Barakzai ha ricevuto lo scorso luglio il Giglio d’oro del Comune di Firenze. Durante la sua visita in Italia, in un’intervista esclusiva al Giornale, aveva puntato il dito contro le «tattiche» irachene utilizzate in Afghanistan dai talebani, come i sequestri e gli attentati kamikaze.
Nessuno ha osato rivendicare un gesto così odioso. Lo stesso portavoce dei talebani, Qari Yousuf Ahmadi, lo ha definito un «atto davvero terribile». Secondo lui «i talebani non c’entrano». Altri comandanti fondamentalisti hanno avanzato il dubbio che Kazimi sia stato fatto fuori a causa delle rivalità fra i vecchi mujaheddin, che avevano combattuto contro gli invasori sovietici negli anni Ottanta. Oggi siedono in molti in Parlamento e non sempre si amano.
Il presidente afghano Hamid Karzai ha condannato la strage «nella maniera più dura possibile». Il segretario generale della Nato Jaap de Hoop Scheffer ha parlato a nome di tutti gli alleati con altrettanta durezza. L’anomalia è che il più grave attentato della storia afghana sia avvenuto nel nord del Paese, solitamente più tranquillo delle turbolente zone pasthun meridionali e orientali. Nell’area, però, ha ancora una sua influenza Guldbuddin Hekmatyar, il signore della guerra afghano alleato dei talebani e di Al Qaida.
Il massacro sembra avere la matrice dei terroristi suicidi stranieri addestrati nelle madrasse pachistane e arruolati dalla rete di Osama Bin Laden. Secondo un rapporto dell’Onu i kamikaze sono in gran parte di nazionalità pachistana, araba o provenienti dai Paesi musulmani dell’Asia centrale ex sovietica. In molti casi sono imbottiti di droga, oppure si tratta di orfani che non hanno nulla da perdere. Alcuni vengono convinti che sopravvivranno all’esplosione e riceveranno un compenso.
Lo scorso anno gli attentati suicidi sono stati 123, ma fino ad agosto i kamikaze saltati in aria erano già 103.
L’assurdo è che nei primi sei mesi dell’anno sui 193 morti per mano dei kamikaze solo 65 facevano parte della sicurezza afghana e 10 erano soldati stranieri. Il resto è gente comune, come i poveri bambini massacrati ieri nel nord dell’Afghanistan.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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