
L’8 maggio 1945 l’allora principessa Elisabetta, erede al trono d’Inghilterra, uscì in incognito dal Palazzo per andare a festeggiare con i suoi connazionali la fine della Seconda Guerra Mondiale. Un episodio di cui abbiamo sentito parlare molte volte, grazie anche al film “A Royal Night Out” (“Una Notte con la Regina”, 2015). La pellicola, però, si prende qualche licenza poetica, lasciandoci con dei dubbi in merito a cosa accadde davvero durante quella notte entrata nella Storia. In occasione dell’80° anniversario del VE Day, Carlo III è tornato su questo incredibile aneddoto, citando perfino uno stralcio del diario di sua madre che risponde una volta per tutte alle domande lasciate in sospeso.
“Una delle notti più memorabili della mia vita”
Durante la Seconda Guerra Mondiale la futura regina Elisabetta II prestò servizio come meccanico nell’Auxiliary Territorial Service. Come ha ricordato l’Express, dopo cinque mesi di totale dedizione alla causa passò dal ruolo di Second Subaltern a quello di Junior Commander. Quando arrivò la resa nazista e il conflitto ebbe finalmente termine, l’8 maggio 1945, gli inglesi si riversarono nelle strade per festeggiare la pace e la libertà che avevano riconquistato a caro prezzo.
Anche Elisabetta e la sorella Margaret, che all’epoca avevano rispettivamente 19 e 14 anni, prese dall’eco dell’incontenibile euforia che dalle strade arrivava fino all’interno di Buckingham Palace, chiesero ai genitori di poter festeggiare con il popolo britannico (Tatler ha riportato che 50mila persone si radunarono sul Mall).
In un’intervista concessa alla Bbc nel 1985, per il 40° anniversario del VE Day, cioè il Victory in Europe Day, che viene celebrato proprio l’8 maggio, la regina Elisabetta spiegò che dal balcone di Buckingham Palace lei e sua sorella Margaret non riuscivano a “vedere quanto la folla si stesse divertendo, così chiedemmo ai miei genitori se potevamo uscire e vederlo con i nostri occhi”.
Erano le 20, come ha riportato ancora Tatler. Inizialmente Giorgio VI e la sovrana consorte, Elizabeth Bowes Lyon, fecero resistenza: per le ragazze poteva essere pericoloso uscire, qualcuno avrebbe potuto riconoscerle. Alla fine, però, il Re e la Regina vennero convinti dall’entusiasmo delle figlie. Posero, però, una condizione: Elisabetta e Margaret sarebbero state accompagnate da un gruppo di 16 membri del Casato scelti tra i più responsabili e affidabili.
Tra loro vi era Lord Porchester, grande amico della futura monarca, Peter Townsend (proprio il giovane con cui, di lì a pochi anni, la principessa Margaret avrebbe intrapreso una sfortunata storia d’amore), Margaret Rhodes, cugina delle principesse e Jean Woodroffe, dama di compagnia di Elisabetta.
“Credo fu una delle notti più memorabili della mia vita”, disse la regina Elisabetta, citata dall’Express, nell’intervista alla Bbc. “Eravamo terrorizzate all’idea di essere riconosciute, così abbassai sugli occhi il berretto dell’uniforme. Un ufficiale dei Granatieri nel nostro gruppo di 16 persone disse che si rifiutava di essere visto in compagnia di un altro ufficiale vestito in modo non adeguato, così dovetti risistemare il mio berretto”.
La sovrana restituì agli ascoltatori delle immagini vivide di quella notte: “Ricordo file di sconosciuti che si tenevano sottobraccio camminando lungo Whitehall, tutti ci lasciavamo trascinare da un’ondata di gioia e di sollievo. Ricordo anche quando qualcuno scambiò il suo cappello con quello di un marinaio olandese: il pover’uomo venne con noi per riavere indietro il suo cappello”.
Elisabetta, Margaret e il loro gruppo videro anche Giorgio VI e la Regina consorte affacciarsi dal balcone del Palazzo Reale. Per la prima volta le due sorelle si ritrovarono dall’altra parte, potremmo dire, in mezzo ai loro connazionali. In un certo senso poterono osservare, per brevi istanti, la loro vita dall’esterno di Buckingham Palace, rendersi conto del modo in cui gli altri, le persone normali vedevano la famiglia reale.
A questo proposito nell’intervista alla Bbc la regina Elisabetta raccontò: “Dopo aver attraversato Green Park rimanemmo fuori a gridare ‘Vogliamo il Re’ e riuscimmo a vedere i miei genitori sul balcone, dopo aver barato un po’ inviando un messaggio a casa per dire che stavamo aspettando fuori”. Tra l’altro, quel giorno, i sovrani comparvero diverse volte sul balcone, forse addirittura “sei”, affermò Elisabetta nell’intervista alla Bbc, puntualizzando: “Andammo sul balcone, credo, circa ogni ora”.
In una di queste brevi occasioni di saluto agli inglesi la royal family venne raggiunta dall’allora primo ministro Winston Churchill, ha puntualizzato l’Express. Non era affatto usuale che il capo del governo si ritrovasse sul famoso balcone del Palazzo con i sovrani. Anzi, si trattò di una vera e propria infrazione al protocollo e alla tradizione.
Alle 21 Giorgio VI pronunciò un discorso alla nazione, proprio nello stesso momento in cui le sue figlie festeggiavano la vittoria: “Avremo fallito e il sangue dei nostri cari sarà stato versato invano se la vittoria per cui sono morti non porterà a una pace duratura, fondata sulla giustizia e stabilita in buona fede”. Parole che oggi riecheggiano più attuali e forti che mai.
La Regina ha davvero ballato la conga?
Elisabetta II non rivelò esattamente tutti i particolari di quella notte. In particolare gli esperti reali si sono sempre chiesti se la sovrana ballò davvero la conga, cioè la danza di origini cubane in cui i ballerini, disposti in fila indiana, si muovono seguendo il ritmo vivace, sostenuto dai tamburi da cui prende il nome (ovvero “conja”, parola di origine africana che vuol dire proprio tamburo). Per anni c’è stato un certo scetticismo in merito, forse perché qualcuno riteneva che la conga non fosse un ballo adatto a una futura sovrana.
Tuttavia non dobbiamo dimenticare che all’epoca Elisabetta era una giovanissima principessa comprensibilmente desiderosa di provare il senso di gioia e libertà che regala la pace. Senza contare che la conga è una danza come molte altre e non c’è proprio nulla di male nella sua storia e nella sua esecuzione.
Finora potevamo fare riferimento a due testimonianze in merito a Elisabetta spensierata a ritmo di questa marcia a tempo binario, nella notte dell’8 maggio ‘45. La prima è di Margaret Rhodes la quale, citata da Tatler, dichiarò: “Per qualche ragione decidemmo di andare all’ingresso del Ritz e ballare la conga. Il Ritz è sempre stato così rigido e formale, noi galvanizzammo le persone noiose che erano all’interno. Non credo che la gente capì chi c’era nel gruppo”, ovvero le figlie di Giorgio VI. “Penso che ritennero che fossimo solo un gruppo di giovani brilli. Ricordo le anziane signore leggermente scioccate. Quando ballammo la conga, le sopracciglia si sollevarono”.
La Bbc ha riportato anche un’altra frase detta dalla Rhodes a proposito di questo ballo: “Credo furono 10 o 12 di noi ad andare fino al Ritz. Alcuni di noi arrivarono in fila fino alla hall. Le signore anziane ci disapprovarono: ‘Cosa stanno facendo questi pazzi? La conga!’”. La seconda persona a rammentare l’aneddoto del ballo fu la dama di compagnia dell’allora principessa Elisabetta, Jean Woodroffe che, come riportato dall’Express, dichiarò: “La cosa divertente fu entrare all’hotel Ritz da una porta e uscire da un’altra facendo la conga”. Queste testimonianze dirette sarebbero già abbastanza per dissipare ogni dubbio. Eppure qualche debole resistenza di fronte a questi racconti ha resistito per anni. Fino all’ultimo discorso di Re Carlo.
Il diario di Elisabetta
Lo scorso 8 maggio, in occasione del concerto “VE Day 80: a Celebration to Remember”, tenutosi alla Horse Guards Parade, nei pressi di Whitehall, Sua Maestà ha voluto lasciare un messaggio ai 12mila ospiti presenti. Prima, come ha riportato il People, ha citato il frammento del discorso dell’8 maggio 1945 in cui il nonno, Giorgio VI, dichiarò che “l’ombra spaventosa della guerra è passata attraverso i nostri cuori e le nostre case”.
Poi, quasi a fare da contraltare alla gravità di queste parole, ha letto un passaggio del diario dell’allora principessa Elisabetta: “I festeggiamenti di quella sera vennero ricordati dalla mia defunta madre, allora diciannovenne, che descrisse nel suo diario come si mescolò alla folla, in incognito, nel centro di Londra e, per usare le sue parole, ‘camminai per miglia’ tra di loro”“.
Il Re ha poi fornito la prova che aspettavamo: “La festa continuò il giorno seguente, quando lei scrisse: ‘Ancora fuori tra la folla. Embankment’”, cioè Victoria Embankment, sulla riva Nord del Tamigi “’e Piccadilly. Pioveva, quindi [c’erano] poche persone. Ballato la conga sulla strada di casa. Cantato fino alle due di notte. A letto alle 3!’”.
Queste frasi hanno suscitato risate affettuose tra i presenti, compresi William e Kate. Carlo III ha poi scatenato un’altra ondata di ilarità proseguendo: “Signore e signori, spero davvero che stanotte i vostri festeggiamenti siano quasi altrettanto gioiosi, sebbene io dubiti di avere l’energia per cantare fino alle due di notte e tantomeno per guidarvi in una gigantesca conga da qui a Buckingham Palace”.
La notte dell’8 maggio 1945 fu davvero straordinaria per la futura regina Elisabetta. Non ci furono imprevisti di nessun tipo, né imprese rocambolesche, né tantomeno incontri casuali con possibili anime gemelle, come descritto nel film “Una Notte con la Regina” (non dimentichiamo, poi, che nella vita di Elisabetta c’era già il principe Filippo, incontrato nel 1939). Questo, però, non cambia l’eccezionalità dell’evento, sia per quel che concerne la sua importanza storica, sia per l’impatto che ebbe nella vita della giovane Elisabetta.
Quelle ore rappresentarono, per tutti, la libertà ritrovata dopo la guerra, per la principessa ereditaria e per sua sorella Margaret anche l’occasione di vivere e provare un’indipendenza personale forse mai avuta
prima. A questo proposito Margaret Rhodes disse: “Per le ragazze fu come una fuga meravigliosa. Non penso che si siano mai ritrovate in mezzo a milioni di persone. Era la libertà di essere una persona comune”.
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