Fausto Biloslavo
«Era evidente che la berlina bianca cercava di infilarsi nella colonna, dietro il nostro camion. Nello specchietto retrovisore ho visto che il mezzo di scorta la sorpassava per raggiungerci. Poi ho sentito solo una fortissima esplosione». Questo il racconto, subito dopo lattentato, di uno dei sottufficiali dellAeronautica scampati al primo attacco suicida contro i soldati italiani in Afghanistan, nella zona di Herat considerata fino a ieri fra le più tranquille del Paese. Fortunatamente il kamikaze si è fatto esplodere prima di schiantarsi contro i mezzi dei militari provocando solo tre feriti leggeri, altrimenti avrebbe potuto essere una strage.
Lattentato è avvenuto ieri mattina, intorno alle 11, le 7.30 in Italia, alla periferia della città di Herat, dove si trova un nostro Prt, uno dei centri di ricostruzione provinciale della Nato disseminati per lAfghanistan. Unidea di successo secondo la quale si fonde la presenza militare e laiuto alla ripresa del Paese, che evidentemente dà fastidio ai resti dei talebani spalleggiati da Al Qaida. Un autocarro porta container dellAeronautica si stava dirigendo dallaeroporto di Herat alla base del Prt in centro città, scortata da due fuoristrada non blindati. I 350 militari italiani della missione Preasidium girano spesso con mezzi civili nellottica del profilo morbido scelto per i compiti di ricostruzione. Laltra faccia della medaglia è che si tratta di obiettivi vulnerabili, tenendo conto che negli ultimi due mesi è stata lanciata una vera e propria offensiva kamikaze in zone prima risparmiate, come Kabul. In questultimo periodo fra i 15 ed i 20 terroristi suicidi si sono fatti esplodere cercando sempre più spesso di colpire personale dellIsaf, la missione Nato in Afghanistan comandata dal generale italiano Mauro Del Vecchio.
«Unutilitaria bianca, come tante in Afghanistan, ha cercato inizialmente di inserirsi in mezzo al convoglio italiano. Non cè riuscita ed è saltata in aria fortunatamente non troppo vicino a uno dei nostri mezzi», spiega il colonnello Riccardo Cristoni, portavoce del comando Nato a Kabul. La colonna era composta da tre mezzi con sette militari italiani in tutto. Il racconto di due sottufficiali dellAeronautica a bordo del camion, che chiedono di non pubblicare i loro nomi, rende lidea di cosa sia accaduto. A un chilometro dallaeroporto i militari italiani notano «una berlina bianca che procede ad andatura ridotta, sul lato destro della strada, ostacolando la marcia del convoglio». Nella vettura, una Hyunday, si nota un solo uomo. «Il primo mezzo di scorta sorpassa la berlina, seguito dal nostro camion grazie a una manovra un po audace», ha raccontato uno dei militari. Gli ordini sono di non permettere a nessuno di infilarsi nel convoglio, ma in un primo momento la macchina minata riesce a mettersi fra il camion e lultimo mezzo di scorta, che alla fine accelera e cerca di sorpassarla. Per imperizia oppure a causa unimprevista buca sulla strada, il kamikaze salta in aria a qualche decina di metri dal fuoristrada Toyota di scorta, altrimenti non ci sarebbe stata alcuna speranza per i tre militari a bordo.
Londa durto e di calore colpisce in pieno la fiancata destra del mezzo facendo esplodere finestrini, pneumatici e addirittura lasse della ruota posteriore. «È stato lanciato immediatamente lallarme ha raccontato un sottufficiale dellAeronautica . I feriti apparivano storditi, sotto shock, ma abbiamo capito subito che non erano gravi». Il maresciallo capo Carmine Di Motta, del genio ferrovieri di Bologna, assieme al caporal maggiore Tommaso De Sio e al caporale Alessandro Nonis, dellOttavo Reggimento alpini, hanno subito solo traumi acustici, escoriazioni e lievi bruciature.
I resti del kamikaze e i rottami dellauto minata si sono disseminati nel raggio di 200 metri. La Forza di reazione rapida è intervenuta sigillando larea. Un presunto portavoce dei talebani, Qari Mohammed Yousuf, ha rivendicato lattentato sostenendo, però, che «uno dei nostri mujaheddin ha realizzato un attacco suicida contro un convoglio americano».
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