I giudici del Tribunale internazionale dell'Aia per i crimini di guerra nella ex Jugoslavia  hanno deciso di andare avanti con il processo nonostante l'assenza, per il secondo giorno  consecutivo, dell'imputato Radovan Karadzic dall'aula. «Registriamo con disappunto la nuova  assenza di Karadzic ma procediamo lo stesso e daremo la parola all'accusa», ha detto il giudice  O-Gon Kwon. «Karadzic ha deciso volontariamente di non presentarsi nemmeno alla seconda udienza  e dunque accetterà le conseguenze del suo comportamento», ha detto il giudice. O-Gon Kwon ha  spiegato che «il diritto a difendersi da solo non è assoluto e se intralcia la giustizia può  essere sospeso».
 Il processo, ha annunciato il giudice, proseguirà dunque come stabilito. Oggi l'accusa leggerà i  capi d'imputazione e lunedì prossimo ci sarà l'udienza successiva. «Se Karadzic non si  presenterà nemmeno la prossima volta - ha concluso il giudice - si continuerà in sua assenza  anche con l'ascolto dei testimoni e si nominerà un avvocato d'ufficio».
 Successivamente, il procuratore Alan Tieger ha dato lettura dei capi d'accusa contro Radovan  Karadzic. Nella sua qualità di comandante supremo delle forze armate della Repubblica serba di  Bosnia, Karadzic viene indicato come responsabile della "pulizia etnica" in molte aree della  Bosnia, compresa la cittadina di Srebrenica dove nel luglio 1995 si consumò il più spaventoso  massacro delle guerre jugoslavie del periodo 1992-95, con circa ottomila civili uccisi a sangue  freddo. Nel suo «obiettivo criminale di sterminare i bosniaci di etnia non serba Karadzic era il  comandante supremo e non aveva nessuno sopra di lui», ha detto il procuratore.
 «Karadzic ha significativamente contribuito all'obiettivo di eliminare tutti i musulmani di  Bosnia a Srebrenica uccidendo uomini e ragazzi e mandando via donne, bambini e anziani», ha  proseguito il procuratore, ricordando che la pulizia etnica ha riguardato «ampie zone della  Bosnia e ha colpito anche i bosniaci di etnica croata».
 Secondo l'accusa Karadzic è «colui che ha sfruttato la forza del nazionalismo, dell'odio e della  paura per mettere in pratica la sua idea di Bosnia divisa tra etnie». L'ex leader dei serbi di  Bosnia è poi responsabile dell'assedio di Sarajevo, durato 48 mesi tra il 1992 e il 1995, in cui  «sono stati colpiti sistematicamente civili, uccisi anche nelle loro case».
 Ieri per una curiosa coincidenza è stata liberata in Svezia Biljana Plavsic, che era succeduta a  Karadzic nel ruolo di presidente della «Republika Srpska». Incriminata per genocidio, sterminio,  deportazione e atti disumani, nell'ottobre 2002 aveva patteggiato ammettendo di aver sostenuto e  contribuito «alla cacciata permanente di popolazioni con la forza». In carcere ha mostrato  «rimorso» per le sue azioni e ha partecipato alla vita sociale, anche dedicandosi alla cucina. Ieri sera è giunta da donna libera a Belgrado, dove è tornata ad abitare nel suo vecchio  appartamento. La sua liberazione anticipata (sarebbe dovuta uscire nel 2013) ha provocato sdegno  in Bosnia.
Karadzic continua a boicottare il processo dell'Aia
Per il secondo giorno di fila l'ex presidente serbo-bosniaco non si presenta in aula. Ma il procedimento andrà avanti senza di lui. Liberata la sua succeditrice Biljana Plavsic: proteste in Bosnia
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