Katerina contro il compagno: «No, non fatemelo vedere»

Katerina contro il compagno: «No, non fatemelo vedere»

«Avvocato, dica ai giornali che non sono stata io, che non avrei mai potuto fargli del male». Katerina Mathas riprende lucidità dopo la seconda notte trascorsa da sola in cella nel carcere femminile di Pontedecimo. Il suo bambino Alessandro Mathas, ucciso a otto mesi dopo una serie di violenze durante una serata a base di cocaina, non c’è più. Ma ci sono ancora dubbi su chi sia stato il suo carnefice. Il compagno di una notte Gian Antonio Rasero, agente marittimo di 29 anni, è lontano pochi chilometri, rinchiuso nel carcere di Marassi. Per entrambi ieri è stata la giornata più lunga. Ore e ore per pensare, trascorse in vista dell’interrogatorio che il pm Marco Airoldi ha condotto verso la donna dal tardo pomeriggio fino alla serata nel palazzo di Giustizia di Genova, alla presenza dell’avvocato Igor Dante e del capo delle suqadra mobile Gaetano Bonaccorsi. È slittato invece l’interrogatorio dell’uomo difeso da Giuseppe Nadalini. «Lui dov’è, non lo voglio vedere, non lo voglio vedere»: ha detto Caterina Mathas, riferendosi al suo compagno, poco prima di entrare nell’ufficio del pm. La giovane, alta circa un metro e sessanta, è apparsa scheletrica, con il volto terreo e scavato, i capelli castani raccolti sulla nuca; scarpe da ginnastica bianche, jeans attillati, un giubbotto scuro. L’interrogatorio è iniziato alle 18.10, con dieci minuti di ritardo rispetto all’ora stabilita. Il pm Airoldi ha scelto di sentire per prima la ragazza che è stata accompagnata dalla polizia penitenziaria dal carcere di Pontedecimo dove si trova detenuta in isolamento. Insieme a lei gli avvocati Paolo Costa e Igor Dante che l’hanno rassicurata facendole forza. Il pm ipotizza anche un confronto tra i due e potrebbe disporre una perizia psichiatrica sulla coppia. Intanto sono arrivate nel pomeriggio anche le prime risultanze dell’autopsia. Il piccolo sarebbe morto per «sfondamento cranico»: l’ora della morte risalirebbe alle 2 della notte incriminata. Il piccolo potrebbe essere stato sbattuto contro il bracciolo del divano, presente nel monolocale. È quanto emerso dall’autopsia effettuata nel pomeriggio di ieri dal professor Francesco Ventura presso l’istituto di medicina legale San Martino di Genova. Il medico legale ha chiarito che non vi sono segni evidenti, quali fratture ricomposte o slogature, di precedenti gravi maltrattamenti. Il medico ha disposto esami di laboratorio tossicologici e istologici così da chiarire se al piccolo erano state date sostanze o farmaci e se era in salute. Il professor Ventura ha 90 giorni per depositare la perizia medico legale. Ulteriori esami di laboratorio saranno effettuati sui tessuti prelevati dalle zone cutanee che risultano ustionate e abrase.
I due hanno sostanzialmente ripetuto quanto già dichiarato alla polizia. Versioni che si contraddicono e che rimbalzano le accuse. Lui sostiene di essersi svegliato a causa di un rumore forte e di aver visto la donna sbattere con forza e ripetutamente il bambino a terra. Le avrebbe chiesto qualcosa, ma la madre gli avrebbe detto «va tutto bene, dormi». La donna dice invece di essere uscita per circa un’ora intorno a mezzanotte e mezza per cercare altra cocaina da acquistare. «Subito non ricordava se ha accarezzato la testa del bambino prima o dopo essere tornata, il piccolo dormiva sul divano - dice l’avvocato della donna - ma oggi (ieri ndr) le sembra di aver ricevuto alcune telefonate e di essere andata subito a dormire senza ricontrollarlo». Peraltro la donna avrebbe detto anche che un’altra volta qualche giorno fa avrebbe lasciato il figlioletto al compagno per scendere a comprare le sigarette e di essere tornata trovando il bambino in lacrime e con un livido sulla guancia. «È caduto», si sarebbe giustificato l’uomo.

Riguardo alla notte maledetta lui sostiene invece di averle dato 5 euro per comprare le sigarette e che la donna sarebbe stata fuori per pochi minuti. Quando, anche grazie alle telecamere in zona, si saprà chi dice la verità il quadro terribile delle responsabilità sarà più chiaro.

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