Per Katerina e il compagno faccia a faccia coi supertestimoni

Jeans, scarpe Adidas bianche, maglione nero e giaccone nero. I capelli raccolti in una coda di cavallo, un filo di trucco appena accennato. Lo sguardo determinato ma tranquillo. Gli occhi verdi smeraldo sono magnetici. Katerina Mathas, la ventiseienne mamma di Ale, è arrivato poco prima delle 15 ieri in tribunale. È stata interrogata per quasi due ore dal sostituto procuratore Marco Airoldi e assistita dagli avvocati Igor Dante e Paolo Costa. Una raffica di domande per inquadrare meglio quello che è successo quella tragica notte. Alle 17 è arrivato al nono piano di palazzo di Giustizia Giovanni Antonio Rasero, broker di 29 anni accusato insieme a Katerina in concorso in omicidio dell’«angelo» di otto mesi. Scarpe da ginnastica nere, jeans, una camicia e un giaccone grigio chiaro, occhi impenetrabili, determinato pure lui, le manette ai polsi tolte soltanto poco prima di entrare nell’ufficio del dottor Airoldi. Un lungo interrogatorio anche per il broker. Fino alle 18.25. L’interrogatorio è ripreso e alle 19.15 c’è stato il primo faccia a faccia con uno dei supertestimoni, Haller M. che aveva dichiarato di aver sentito, un paio di settimane prima dell’infanticidio, un tonfo nel bagno del monolocale di Nervi e di aver visto Rasero con il piccolo Ale in braccio con la testa bagnata. Anche l’altro supertestimone Bruno I.

, imprenditore edile di Rapallo, che ha atteso il secondo faccia a faccia con l’agente marittimo, aveva una amicizia affettuosa con Katerina ed aveva ospitato il piccolo Ale in riviera. Nulla è trapelato: gli avvocati Giuseppe Nadalini, difensore di Rasero, e Paolo Costa hanno spiegato che gli atti sono coperti dal segreto istruttorio. E forse spunta un terzo supertestimone.