2 TITO E COMPAGNI
Continuano a negare
la verità delle foibe
Caro Direttore, ho seguito con interesse la serie di servizi dedicati alla tragedia delle Foibe. La sinistra ne ha negato o ignorato l'esistenza per decenni e sui libri scolastici non ne esisteva traccia. Negli ultimi anni, il massacro degli italiani e la tragedia dei profughi sono emersi prepotentemente nelle loro reali dimensioni e negarli è impossibile. L'idea, in sé apprezzabile, di dedicare in Provincia un dibattito pubblico sull'argomento si è scontrata con pregiudizi duri a morire: le vittime ci sono state ma il loro numero va ridimensionato, non c'è stata pulizia etnica e chi sostiene il contrario non è degno di appartenere alla dorata casta degli storici di sinistra, immancabilmente autorevoli, ma soltanto alla categoria dei revisionisti in malafede. Il tutto condito da un termine che, personalmente, mi fa venire i brividi: «contestualizzare». È un termine caro a chi considera la violenza dei partigiani di Tito come semplice reazione ai soprusi dell'occupazione italiana del periodo fascista. In questo modo, la verità, quando emerge, sarà sempre edulcorata, perché questi signori non ammettono la dimensione reale della ferocia titina, pervasa da un nazionalismo acceso che, per forza di cose, è sfociata in una pulizia etnica a tutti gli effetti, come riconosciuto dallo stesso presidente Napolitano. Un tragico vizio che, nei Balcani, è perdurato fino alla guerra, combattuta nei primi anni novanta, con la stessa collaudata ferocia. Ultima annotazione: è mai possibile che in Italia si dica qualsiasi cosa e poi, quando la polemica esplode, si sostiene che non si voleva offendere nessuno? Se ogni dichiarazione fosse chiara e inequivocabile fin dall'inizio, che bisogno ci sarebbe di ricorrere a giustificazioni più o meno acrobatiche?
2 RESISTENZA
Senza Gianni Plinio
nessuno dice la verità
Carissimo Massimiliano sulla materia delicata delle Foibe ti ringrazio per come state giustamente dibattendo a lungo su «Il Giornale» in quanto sono coinvolti i nostri politici locali (di sinistra) che brillano per uno strepitoso silenzio. La maggiore tristezza viene lasciata da tale completo silenzio da parte delle istituzioni su un argomento che puntualmente si ripete ogni anno. Ma devo dirti la verità, finora almeno la Ex Alleanza Nazionale capeggiata dal tribuno Gianni Plinio, dedicava ampi spazi e tante parole a questo argomento. Quest'anno temo che il silenzio sia totale anche perché finché la questione viene trattata a senso unico, non interpellando nessuno che sia dalla nostra parte, non se ne esce. Ad esempio, in questo modo non si dà neppure una minima possibilità di esprimere la propria opinione da parte della comunità di istriani a Genova - e ve ne sono tanti. Primo fra tutti il buon Claudio Eva, che dopo tutto è ancora un rappresentante degno di nota del Pdl, una persona rispettabilissima e dignitosissima così come i suoi concittadini o conregionali.
Inoltre, pensiamo soltanto al fatto che vi sono ancora molti testi scolastici che non parlano di questa tragedia. Vi è una ricostruzione storica che ancora salta il dramma di tutti gli esuli, dramma che invece dobbiamo ricordare perché parte della nostra storia nazionale e della storia d'Europa.
Speriamo che la mostra che partirà al Ducale in questi giorni dia buon frutto, anche grazie ai tuoi interventi. Devo farti una confessione... Sarò deviata mentalmente, ma già da come si presenta la facciata del Palazzo Ducale, un Palazzo stupendo e decorato, facciata quasi interamente coperta da una sorta di manifesto che presenta tale mostra, mi porta direttamente allo squallido mondo comunista ed ai cartelloni di stampo no global... da un punto di vista culturale esigerei qualcosa di più, esteticamente parlando.
Grazie.
Ti saluto con affetto.
Roberta Bartolini
2 TOTALITARISMI
Su Facebook diamo
un calcio al comunismo
Dopo la caduta del Muro di Berlino non esistono più motivi per sottacere il dramma che accomuna tutti i totalitarismi nel mondo. L'Anpi a Rimini organizza una manifestazione dal titolo «Diamo un calcio al fascismo». Noi su facebook rilanciamo e ci adeguiamo alle verità storiche creando un gruppo dal titolo «Diamo un calcio al comunismo». Contro ogni negazionismo storico, ci impegnamo ad essere in vita «figli della verità».
Per non dimenticare.
Andrea Cevasco
2 QUELLE BUFALE
I negazionisti
che «tirano le pietre»
Forza Massimiliano, insisti, ribatti alle bufale dei negazionisti.
Ma che mai sarà venuto in mente a certi assessori di svegliare il can che dorme. E che cane, nientemeno che la tragedia delle foibe! Dicono pochi morti, che sarà mai... A Bologna i profughi istriani venivano presi a sassate. Oggi a Genova parole di pseudo storici come pietre.
Antonio Caron
2 LA BATTAGLIA DEL MIL
Il Risorgimento
non va festeggiato
Il Risorgimento non va festeggiato! Sono partiti i festeggiamenti per ricordare il cosiddetto «Risorgimento italiano» ed anche Genova e la Liguria ne sono coinvolte.
Vorremmo allora far presente che A. Gramsci, nel suo libro «Il Risorgimento», ha scritto: «I movimenti di insurrezione dei contadini contro i baroni furono spietatamente schiacciati e fu creata la Guardia Nazionale anticontadina; è tipica la spedizione repressiva di Nino Bixio, il braccio destro del Generale, nella regione del catanese dove le insurrezioni furono più violente». Sul cosiddetto fenomeno del «brigantaggio meridionale», una più attenta e recente storiografia ha rivelato come in effetti si trattasse di una vera e propria «guerra di liberazione» (1861-1865) nata nel Sud Italia in seguito all'invasione dell'esercito piemontese, dopo la spedizione garibaldina e l'annessione del regno delle Due Sicilie al regno d'Italia, senza alcuna dichiarazione di guerra. La caduta delle Repubbliche mazziniane di Roma e Firenze fece perdere gran parte del suo sentimento romantico e popolare al Risorgimento. L'iniziativa passò nelle mani della monarchia sabauda e del conte di Cavour. L'Italia si sarebbe fatta, non per virtù di popolo, ma per ingrandire il regno dei Savoia, con l'aiuto militare della Francia e le poco gloriose «annessioni». Dal 1898 al 1941, con «regi decreti», vennero concesse 27 medaglie d'oro a 27 città italiane quali «città benemerite del Risorgimento». Nessuna di queste città è ligure! Gli storici del periodo fascista giudicarono come positiva la visione di un Risorgimento come risultato di una guerra dinastica fra le varie monarchie e signorie italiane, poiché questa era stata la necessaria premessa dell'avvento del fascismo.
Quindi già all'indomani dell'unità, la classe dirigente presenta ciò che era accaduto come il risultato di una spinta nazionale di popolo e questo vuole che sia insegnato nel regno.
Inoltre, noi Liguri abbiamo dovuto subire una annessione illegittima al regno di Sardegna (1814-15).
Mil movimento
indipendentista ligure
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