E così ad Abu Dhabi, per la seconda volta in tre anni, ha vinto Martin Kaymer.
Uno che, come il divo di Beautiful, Ridge Forrester ha il mascellone volitivo a forma di libreria Billy: squadrato.
Uno che ha già prenotato aereo e albergo per la Ryder Cup. A meno che non si schianti in go-kart come ha già pensato bene di fare la scorsa estate. E anche se accadesse, a differenza di Tiger, non ci sarebbero playmate coinvolte e quindi il suo botto sarebbe, giornalisticamente parlando, una notizia assai cestinabile.
Uno che nella sacca ha un bastone in più: un salva-par Beghelli.
Uno che, qualsiasi cosa sia impegnato a fare, sia che stia ordinando un espresso al bar o che stia pattando per vincere di un colpo alla diciotto, ha sempre, regolarmente e noiosamente il battito cardiaco rallentato a cinquanta.
Uno che è lunica cosa lenta che ha è proprio il cuore, perché lo swing è alla fibra ottica: molto, ma molto veloce. E, purtroppo per i suoi avversari, anche molto, ma molto compatto.
Ne sarà entusiasta Colin Montgomerie, il capitano europeo, che ad Abu Dhabi era in campo e avrà gioito per la forma rock dei giovani «ryderabili». Perché da ora in poi, archiviati finalmente i pettegolezzi-commenti-previsioni circa il Tiger affaire, proprio di questo si parlerà: di Ryder Cup. E se il Fenomeno da circa una settimana è in rehab impegnato in un percorso salutistico verso il suo personalissimo Mandalay, tutti gli altri si sono già ingarellati a bomba sulla strada che dal deserto sale tortuosa verso il Galles.
Tra questi Kaiser Kaymer da Dusseldorf: se oggi ci fossero le primarie di una Fanta-Ryder, lui sarebbe in pole position per un posto in squadra.
Fresco numero 6 della World Ranking, con quasi sei milioni di euro in sole gare già in saccoccia, alla tenera età di 25 anni il bel tedescone non ha davvero niente da invidiare neppure allo sportivo più famoso, il dotatissimo Cristiano Ronaldo. Forse solo le fidanzate vere e presunte. Ma, siccome nel golf Tiger docet (ieri nel bene e oggi nel male), possiamo stare certi che Martin abbia imparato la lezione e che, almeno fino a quando non avrà agguantato un Major, si terrà alla larga da tutte le sexy veline-schedine-galline del globo. E d'altronde dalla sua Kaymer ha anche il Dna di una nazione: da che mondo è mondo, gli sportivi tedeschi (a parte i soliti calciatori e Boris Becker) sembrano far concorrenza più a Legrottaglie che a Siffredi.
Parafrasando dunque Paulo Coelho, l'universo nella sua interezza sembrerebbe cospirare per issare Kaymer sull'Olimpo del golf: fisico, testa e swing sono una terna più vincente di una sestina al Superenalotto.
E se per di più, il putt gli dovesse restare bollente come ad Abu Dhabi, nessuno, nemmeno Bertolaso, potrà davvero fare qualcosa per aiutare tutti gli altri.
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