L’abolizione del divieto di cumulo costa un miliardo

Pensioni, Roma e Bruxelles ai ferri corti. La Commissione Ue ha infatti aperto l’attesa procedura di infrazione contro l’Italia, accusata di non aver ancora equiparato l’età pensionabile tra uomini e donne nel settore pubblico.
Ma il premier Silvio Berlusconi in serata, dall’Aquila, risponde: «Ci rifletteremo, ma in un momento di crisi ci sembra fuori tempo intervenire in questa direzione. Ne parleremo domani mattina (oggi ndr) in Consiglio dei ministri». Berlusconi ha poi ricordato che l’Italia è già intervenuta sulle pensioni con «reazioni forti».
Del resto, sull’argomento è già pronta una proposta del ministro Renato Brunetta e - assicura il titolare della Pubblica amministrazione - molti suoi colleghi di governo sono già d’accordo, tanto che in un primo tempo si era ipotizzato addirittura di inserire la riforma nel decreto per il rilancio dell’economia che Giulio Tremonti presenterà appunto oggi in Consiglio dei ministri. La «proposta Brunetta» prevede di aumentare l’età pensionabile delle donne (che oggi nel settore pubblico è di 60 anni, contro i 65 anni degli uomini) in maniera graduale: un anno ogni 24 mesi - ha spiegato lo stesso ministro - così da arrivare a 65 anni in dieci anni.
I risparmi saranno quindi destinati alle politiche per la famiglia e a migliorare le condizioni di lavoro delle donne. Se poi la riforma non dovesse entrare nel decreto per il rilancio dell’economia, «questa - spiega Brunetta - seguirà un cammino legislativo parallelo, visto che abbiamo un po’ di tempo prima che scattino le sanzioni europee». Sarà anche «necessario un incontro con le parti sociali», aggiunge il ministro.
Bruxelles insiste: «È da dieci anni, non da ora, che per le norme europee è illegale ogni discriminazione basata sulla disparità di trattamento economico tra i sessi». E per la presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, «quello delle pensioni è un tema che va affrontato con la gradualità necessaria ma velocemente, anche in un momento come questo».
Comunque il commissario Ue agli affari sociali, Vladimir Spidla, incontrerà oggi a Roma il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, nel tentativo di sbloccare la situazione.
Nella lettera di «avviso formale» con cui Bruxelles ha aperto la procedura contro l’Italia si chiede al governo di mettersi in regola «nel più breve tempo possibile», conformandosi alla sentenza della Corte europea di giustizia che nello scorso novembre ha condannato il nostro Paese per violazione del principio della parità di trattamento economico tra i due sessi, bollando il sistema previdenziale pubblico italiano come «discriminatorio» e «illegale». Se ciò non avverrà - avverte la Commissione Ue - il rischio è quello di «ulteriori azioni legali», compreso un nuovo ricorso alla Corte europea di giustizia che stavolta potrebbe portare a pesantissime sanzioni pecuniarie: circa 500 milioni di euro - spiegano gli esperti - più le penalità di mora per ogni giorno di ritardo.


Uno scenario, quest’ultimo, che sembra comunque assai improbabile. Più volte, infatti, il governo italiano ha assicurato di voler sanare la situazione. E adesso - passata la lunga tornata elettorale - la decisione, se non imminente, potrebbe essere vicina.

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