L’accordo che eliminò le barriere tra 15 Paesi

Il precedente per il G8 del 2001 in Italia. Fini: «Non credo ci siano motivi per sospenderlo»

L’accordo che eliminò le barriere tra 15 Paesi

Alberto Toscano

da Parigi

Il ministro francese dell’Interno Nicolas Sarkozy getta acqua sul fuoco delle preoccupazioni europee per la sua decisione di sospendere l’applicazione degli accordi di Schengen relativamente alla libera circolazione tra i 13 Paesi firmatari. Per Sarkozy il fatto che due membri dell’Unione - Francia e Olanda - abbiano scelto di ripristinare temporaneamente i controlli alle frontiere deve essere considerato come un elemento costruttivo sul fronte della lotta al terrorismo nel periodo delicatissimo successivo agli attentati di Londra. Non è però d’accordo il ministro degli Esteri italiano, Gianfranco Fini: «Non credo che ci siano i motivi per sospendere gli accordi». La Francia dal canto suo fa notare che in questi anni è capitato a vari Paesi di sospendere per brevi periodi l’applicazione di Schengen per rafforzare la sicurezza. L’Italia, ad esempio, sospese gli accordi nel periodo del G8 di Genova nel 2001.
Gli accordi di Schengen sono frutto di un ampio dibattito europeo degli anni Ottanta, andato di pari passo con le prime iniziative a favore dell’Unione monetaria. La libera circolazione delle persone e la creazione di una sola valuta erano considerate come due bandiere del processo di costruzione di una nuova Europa. In realtà solo cinque Paesi firmarono il 14 giugno 1985 nella cittadina lussemburghese di Schengen il primo testo sull’abolizione delle frontiere e dunque sulla libera circolazione delle persone: Francia, Germania, Belgio, Olanda e Lussemburgo. Il 19 giugno 1990 quel testo fu migliorato con la firma della «Convenzione di Schengen» tra gli Stessi Paesi, a cui s’aggiunse l’Italia il 27 novembre. La Convenzione è stata firmata da Spagna e Portogallo nel giugno 1991, dalla Grecia nel novembre 1992, dall’Austria nell’aprile 1995 e infine da Danimarca, Finlandia e Svezia nel dicembre 1996.
Nel 1997 il Trattato di Amsterdam ha fatto proprie le intese di Schengen: una forma di collaborazione presa in conto dai successivi accordi comunitari come il Trattato di Nizza e il Trattato costituzionale, firmato lo scorso 29 ottobre a Roma. Guarda caso i due Paesi che ieri hanno annunciato la sospensione di Schengen - Francia e Olanda - sono gli stessi che recentemente hanno votato contro la ratifica del Trattato costituzionale.
Quando si parla di Schengen si tende a sottolineare soltanto un aspetto: la libera circolazione delle persone e la fine delle frontiere interne. In realtà esiste anche un altro aspetto fondamentale di quell’intesa: il rafforzamento delle frontiere esterne dell’Unione, la cooperazione nei controlli alle frontiere esterne, il comune rafforzamento della lotta all’immigrazione clandestina e la creazione di un clima solidale e costruttivo tra le polizie europee nella lotta al terrorismo e alla delinquenza. «Sospendere Schengen» vuol dire congelare per un periodo limitato solo l’aspetto relativo all’assenza di controlli alle frontiere, continuando a collaborare sulla lotta alla criminalità.


L’importanza della collaborazione tra le polizie comunitarie e lo scambio d’informazioni hanno reso la Convenzione attraente anche per Islanda e Norvegia. La Svizzera, col referendum del 5 giugno s’è espressa - con una maggioranza del 54,6% - a favore dell’ingresso nella cosiddetta «area Schengen».

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