Cronache

L’accusa di Biasotti: «Le tasse di Burlando sono contro la legge»

L’ex presidente: «L’Irpef si può aumentare solo per coprire un buco in sanità. Poiché quel buco non esiste la manovra è illegittima. La verità è che vogliono soldi per le loro marchette»

L’accusa di Biasotti:  «Le tasse di Burlando sono contro la legge»

Dice Sandro Biasotti che lo sa, di rischiare di far la fine di Giancarlo Mori, il suo predecessore al governo della Regione che per cinque anni altro non fece che rinfacciargli che «quando ero io il presidente sì che le cose funzionavano». Lo sa ma insiste, in fondo questo è il giorno della sua rivincita. Così, quasi declama quei conti della Sanità che l'assessore al Bilancio, Giovanni Battista Pittaluga, gli ha persino autografato, ammettendo nero su bianco e una volta per tutte che, vedete, la famosa voragine per il 2004 altro non ammonta che a 55 milioni di euro. «Per il 2005 invece ci sono 147 milioni di disavanzo ma io che ci posso fare, scusate? Quando ereditai i 110 milioni di Mori mi guardai comunque bene dal mettere le tasse» spiega. Rivincita si diceva e Biasotti entra nel dettaglio: «Hanno cercato di addossare a noi la responsabilità della manovra fiscale, in realtà è emerso che ciò che manca all’appello sono 167 milioni di euro che però derivano dagli oneri contrattuali, che sono legati ai contratti nazionali, sui quali noi non possiamo incidere, e che comunque verranno ripianati dal Governo». Poi va giù duro: «Per legge, l’Irpef si può aumentare solo per coprire un buco in Sanità. Ma, come dimostrano i dati emersi finalmente dopo sei mesi, questa manovra fiscale è svincolata dalla Sanità e pertanto è illegittima. La verità è che la giunta di Claudio Burlando aumenta le tasse solo per poter fare, e scusatemi il termine inelegante, le sue marchette politiche, intese come promesse elettorali». E già che c’è, l’ex governatore segnala come l’assessore Pittaluga si sia tradito proprio nella stesura del Dpefr per il triennio 2006-2008. Pagina 61, capitolo «Il quadro di riferimento e la manovra di finanza regionale per l’anno 2006». Dice il documento che il saldo negativo 2004 era «ampiamente previsto nei documenti di programmazione precedenti e nelle analisi previsionali», quelli della giunta Biasotti. E che negli anni passati ci sono state «misure di finanza straordinaria e strategie contabili prudenziali». Biasotti: «In sostanza è l’ammissione che non è vero che la mia giunta ha fatto finta di niente sul disavanzo e non ha attivato correttivi». Ieri Biasotti i sassolini dalle scarpe se li è tolti tutti. Per cominciare: «Io mi domando se siamo in un regime, visto che nessuno ha chiesto nulla di queste tasse, ma dove sono i sindacati, dove sono gli studenti?». Ieri le scuole erano in piazza, a protestare contro il governo Berlusconi. «Ma non una parola contro l’aumento delle tasse universitarie di Burlando. Quando lo proposi io, per dare la borsa di studio a tutti, fecero la rivoluzione. E adesso?». Poi, Biasotti ha fatto l’elenco degli «scippi» da parte del suo successore. Ultimi in ordine di tempo Slow Fish e la Dop del basilico. Quanto al salone del pesce: «Lo inventai io con Carlin Petrini, era il 27 ottobre 2002, sono felice di constatare che le mie idee funzionano e vengono portate avanti, nel giugno 2004 fu un successo da 30mila persone». La Dop: «Domani (oggi, ndr) Burlando fa la festa ma non ho capito perché, visto che già la mia giunta festeggiò il 22 ottobre 2004, quando la Dop fu pubblicata sulla Gazzetta ufficiale». Lui, l’inventore della battaglia del basilico, non è stato invitato: «Si vede che la mia figura è ancora ingombrante». Però a una frecciata non resiste: «So che Burlando è stato male dopo aver gozzovigliato a Slow Fish. Io non gliel’ho gufata, ma evidentemente la Provvidenza esiste, visto che si è appropriato di una mia iniziativa. Però gli consiglio di non assaggiarlo, il pesto, perché abbiamo bisogno di un presidente in forma e non vorrei che poi non andasse magari in Romania, oltre che in Bulgaria». Altro capitolo di scontro, questo dei viaggi all’estero. Una delegazione della Regione è appena tornata dalla Bulgaria strappando, ironia della sorte, un contratto da due milioni di euro proprio sulla Sanità: «Ci occuperemo dell’informatizzazione del loro sistema» spiega Pittaluga. Ma è polemica. Dice Burlando che «è stata la giunta Biasotti ad avviare i contatti con Libia e Bulgaria». Aggiunge Pittaluga che «Noi abbiamo recuperato un rapporto e concluso una trattativa che si era interrotta non certo per responsabilità dei bulgari» con chiaro, polemico riferimento alla giunta di centrodestra. Ma Biasotti avverte: «Hanno fatto gli stessi accordi firmati da noi pochi mesi fa, per cui era un viaggio inutile». Quanto alla Libia: «È umiliante per un presidente essere ricevuto dal portavoce di Gheddafi». In generale: «Sono spese inutili, come quelle per le future sedi di New York e Shangai». Tornando ai conti. Ieri il centrodestra ha negato l’assenso sulla proposta della maggioranza di approvare l’intero Bilancio entro il 23 dicembre. Oggi porterà alle lunghe la commissione sul Dpefr, per slittare di una settimana la discussione in consiglio regionale. Determinato all’ostruzionismo Gianni Plinio il capogruppo di An, che per essere presente oggi rinuncerà all’assemblea nazionale del suo partito con il leader Gianfranco Fini, al quale ha faxato gli articoli del Giornale con una nota: «È mio dovere essere qui». La verità sulle cifre è emersa solo dopo sei mesi, grida al rimescolamento di numeri e carte l’opposizione. A smentirli ieri ci ha pensato non la giunta, che anzi se ne guarda bene, ma l’agenzia Ansa. Ma quale verità nascosta e quale rivincita: «La cifra è la stessa ripetuta più volte nelle ultime settimane dalla giunta di centrosinistra. Il presidente Burlando e l’assessore Pittaluga hanno più volte dichiarato che il deficit da ripianare entro i primi mesi del 2006 è di 200 milioni di euro». Peccato che il 3 novembre l’Ansa parlasse di 400 milioni, l’11 di 200, il 12 di 290.

E che mai abbia dettagliato i soli 55 milioni del 2004, che sono il vero motivo del polverone sollevato dal centrodestra.

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