Politica

L’acquisto dei palazzi dell’ex Pci finanziato da Consorte e Fiorani

Nel 2003 furono Unipol Banca e la Popolare di Lodi a erogare al gruppo Tosinvest i mutui per rilevare 37 immobili

Pierangelo Maurizio

A portare in sala rianimazione le casse dei Ds, ormai in coma, ci ha pensato la Tosinvest di Antonio, «Tonino», Angelucci, ex portantino - secondo la vulgata - negli anni '80 e divenuto uno dei primi contribuenti della Capitale, già azionista dell’Unità e poi editore di quotidiani su fronti contrapposti come Libero e Il Riformista. E che nel dicembre 2003 ha comprato il patrimonio immobiliare dell’ex Pci. Ma a pompare ossigeno, sotto forma di mutui, sono accorse due banche: l’Unipol banca e la Banca popolare di Lodi.
Il gruppo Tosinvest ha il «core business» nella sanità privata (cliniche) a Roma in particolare e in Puglia e trae ingenti risorse dalle convenzioni e dai rimborsi della Regione (soldi pubblici). Ma a fine 2003 ha fatto un investimento nei mattoni rilevando 37 immobili del Pci-Pds-Ds sparsi in tutta Italia. Calce e martello, un classico. Nel pacchetto è compresa anche la storica sede di via delle Botteghe Oscure (valutata 35 milioni di euro), quella da cui si affacciavano Enrico Berlinguer e, prima ancora, Luigi Longo e Togliatti.
La Tosimmobiliare Trading srl, società appunto del gruppo Tosinvest, ha comprato dalla Beta Immobiliare srl, la società titolare di tutto il patrimonio del vecchio partito comunista e che è in liquidazione dal maggio 2003. Cifra dichiarata per l’acquisto dei 37 immobili: 81 milioni 693mila euro, che sono pur sempre 160 miliardi delle vecchie lire.
Che i debiti dell’ex Pci si incrociassero con la sanità privata era probabilmente nelle cose, visto che Antonio Gramsci morì alla Quisisana, clinica dei Parioli. Fatalità, però, si sono incrociati anche con due gruppi finanziari piuttosto chiacchierati negli ultimi tempi. Il 23 dicembre 2003, il giorno stesso del contratto di compravendita, l’Unipol Banca e la Pop di Lodi hanno concesso agli Angelucci due mutui di 13 milioni ciascuno - 26 milioni in tutto - gravanti sul palazzone delle Botteghe Oscure (con un’ipoteca iscritta di 52 milioni).
Ora, l’erogazione dei mutui è certamente legittima, garantita da quel popò di metri quadrati nel cuore di Roma. Ma una domanda corre d’obbligo. Tra i tanti istituti di credito, perché la scelta è caduta proprio sulla banca del gruppo di Giovanni Consorte e su quella guidata dal ragionier Fiorani? Anche questa volta è stato un caso, come per il mutuo della barca di D’Alema, instradato sulla via per Lodi dai consigli di uno dei due cugini titolari del cantiere nautico? Sia come sia, in questa fase dell’operazione, si è tenuta lontana la Banca di Roma, con cui storicamente intrattiene i suoi rapporti finanziari il gruppo Angelucci, dove nel 2001 aveva un’esposizione per oltre 200 miliardi di vecchie lire, e dove anche i Ds avevano buona parte della loro montagna di 235 milioni in euro di debiti.
La Tosimmobiliare che ha fatto shopping per 81 milioni di euro è una srl con capitale sociale di 100mila euro, nata dalla vecchia sigla della Tosinvest immobiliare srl. Nel 2002 la Tosimmobiliare possedeva immobili per 462mila euro, valore che in un anno è schizzato a oltre 82 milioni (per la precisione, differenza tra i due bilanci: 81 milioni 693mila euro). E qui, nel bilancio 2003 della società, si può leggere l’unico riferimento a un’operazione immobiliare di questa portata: «Tra gli incrementi l’acquisizione degli immobili dalla Beta immobiliare srl in liquidazione...». Ancora più criptici i vertici di Beta immobiliare srl. Nel verbale dell’assemblea, tenutasi nella sede dei Ds di via Palermo a Roma il 21 giugno 2004, tra gli elementi più «significativi» per il 2003 indicano: «Le operazioni effettuate nel primo periodo di liquidazione si sostanziano nella vendita di immobili per un valore di libro di euro 86,4 milioni».
E non c’è dubbio che Botteghe Oscure, lo storico quartier generale del Pci, nella cui mansarda si consumò l’amore tra Togliatti e Nilde Jotti, meritassero qualche parola in più.
A sovrintendere all’intera operazione è stato l’amministratore unico della Tosimmobiliare, Carlo Trivelli, uomo di assoluta fiducia di Tonino Angelucci ma che gode anche della stima di Massimo D’Alema. Figlio di due parlamentari comunisti, esponenti di primissimo piano del vecchio partito, per esempio era lui che deteneva materialmente il pacchetto del 24 per cento di azioni possedute dalla Tosinvest nell’Unità nel giugno 2000 quando fu presa l’amara decisione di sospendere temporaneamente le pubblicazioni.
pierangelo.

maurizio@alice.it

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