Sport

«L’addio di Guido Rossi alla Figc mette fine a tante perplessità»

«Siamo ancora in attesa di capire come il ministro Melandri attuerà le deleghe: non sappiamo cosa fare»

Gian Maria De Francesco

da Roma

Sottosegretario De Paoli, qual è il bilancio dei suoi primi centoventi giorni al ministero delle Attività sportive?
«Sono quattro mesi che il ministero si è attivato su diverse tematiche anche se come sottosegretario sono in attesa di capire come il ministro Melandri attuerà le deleghe per sapere quello che ognuno di noi dovrà fare».
Nel frattempo?
«Nel frattempo ci siamo messi in movimento con la Lega Calcio Dilettanti per organizzare nei prossimi mesi di aprile e marzo un torneo del Mediterraneo che coinvolga anche formazioni di Paesi arabi in modo da ampliare il terreno di dialogo anche per mezzo dello sport».
A proposito di calcio, come ha vissuto l’avvicendamento tra Guido Rossi e Luca Pancalli?
«Abbiamo dovuto prendere atto della volontà del professor Rossi di assumere un incarico prestigioso, anche finanziariamente, come la presidenza di Telecom Italia. Abbiamo apprezzato la scelta di una figura fuori dalla partitocrazia come quella di Luca Pancalli che potrà fare piazza pulita. Spero che l’uscita del professor Rossi metta la parola fine a una serie di perplessità sottolineate anche dal presidente emerito della Repubblica, Francesco Cossiga».
A che cosa allude precisamente?
«Mi riferisco ad alcune notizie che circolano relative a consulenze affidate in questi mesi. In particolare a quella data alla Value Creation Team, una srl che si è vista accreditare per tramite di un funzionario 25mila euro al mese e che al raggiungimento di non meglio precisati obiettivi dovrebbe ricevere un bonus di 100mila euro. Se questa è un’operazione di trasparenza...».
Che cosa vuol dire?
«Si aiutano gli amici degli amici, ma non si aiuta il calcio professionistico. Certo, qualcosa di positivo è stato fatto. Ma non si può non osservare che si sbattono i mostri in prima pagina e poi questi ultimi ritornano all’opera con ruoli diversi. È una questione anche politica, ma è soprattutto il Coni che deve rinnovarsi. Oppure di anno in anno assisteremo a nuovi scandali senza che cambi nulla».
C’è qualche altra situazione che suscita in lei simili perplessità?
«La nomina di Luigi Agnolin, presidente del settore Giovanile e Scolastico della Federcalcio, a commissario straordinario dell’Aia (associazione italiana arbitri; ndr) evidenzia una situazione di incompatibilità».
Eppure Guido Rossi è stato salutato, soprattutto dal centrosinistra, come il salvatore del calcio italiano.
«La nomina del professor Rossi sembrava la soluzione ai problemi che si erano creati. C’è la speranza che con Pancalli si sia cambiato registro. Ci vogliono personaggi nuovi e non vecchi».
Di tutto questo ha parlato con il ministro Melandri?
«Siamo ancora in una fase di conoscenza. Ma è auspicabile un superamento di alcune discordanze confrontandosi sui temi senza interferenze delle segreterie particolari. Lo sport ha bisogno di tutto tranne che di consiglieri che consigliano male. Bisogna pensare a come ripristinare i fondi per l’Istituto per il Credito Sportivo che finanzia le attività di Comuni e Province».
Dopo tutte queste sottolineature emerge una certa nostalgia del suo passato di uomo di centrodestra.
«Sono passati quattro mesi e il governo non può permettersi di perdere altro tempo. O Prodi scende in campo con una linea precisa o si rischia che coloro che hanno votato a sinistra si pongano seriamente il problema di aver sbagliato.

La priorità è essere al servizio del Paese e non dei poteri forti».

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