Moratti ha raccontato, in una intervista a Sky Sport, la sua Inter minuto per minuto. «Non ho ancora metabolizzato tutto. Ma ho pensato: lo scorso anno il Barcellona era fantastico per aver vinto tre titoli. Forse, lo siamo anche noi».
Dopo il Barcellona ad inizio Champions, ha avuto dubbi?
«In Champions non parti con l’idea che la vinci sicuramente. Di una cosa ero sicuro: Mourinho aveva capito a Manchester che non accettavo facilmente quest’anno un’eliminazione, in termini simili. Cioè, con tutti che mi guardano in faccia e mi dicono: è successo. Questa cosa mi aveva fatto arrabbiare. Mou l’ha capito ed ha lavorato molto all’interno del gruppo perché non succedesse».
La personalità di Sneijder.
«La vivacità di Sneijder è incredibile. Il Real ha perso un pezzo fantastico, Sneijder ha tutto il potenziale per essere costantemente grandissimo protagonista».
La molla che ha cambiato l’olandese?
«Credo ci fosse da parte di Sneijder il desiderio di far capire che avevano sbagliato dall’altra parte. Questa è una molla notevole. Poi, è capitato in mani buone, intendo l’allenatore, i compagni. Essendo una persona serissima, un professionista serio, è riuscito a dare il meglio. Bravo Branca, che mi aveva segnalato Sneijder come giocatore essenziale per noi».
La vera scommessa vinta?
«Quella legata allo scambio Ibrahimovic-Eto’o. Quest’anno, Eto’o ha dato una dimostrazione di professionalità spaventosa: va oltre il normale. Lo dico con un po’ di dispiacere, perché stimo moltissimo Ibrahimovic: è stato uno scambio fortunato».
Che dire dell’addio annunciato di Mou prima della finale?
«Ho pensato che questo rischio non potesse capitare, perché conosco la serietà dell’uomo che si sarebbe impegnato ancora di più perché non ci fosse un alibi. Certo, il tempismo non è stato splendido: anche i giocatori leggono i giornali, come li leggo io. Un dialogo diretto non c’è mai stato, nemmeno un tentativo di farmi capire direttamente. È sempre stato fatto attraverso la comunicazione. Lì, stava a me capire di non entrare con il pugno duro, perché ci tenevo troppo che finisse bene l’annata. Credo sia una tentazione, legata al fatto di dimostrare che è bravo dappertutto. Ad una persona come fa a toglierglielo. È più attratto dalla sfida che dai soldi del Real».
Mancini e Mou, tipi diversi?
«Diversi, però hanno una cosa in comune: il coraggio. Il bello di Mancini era il coraggio. Il coraggio ed il talento. Quest’uomo ha talento anche lui, ha coraggio insieme ad una notevole professionalità. Ora non puoi prendere un’imitazione, sarebbe la cosa più sbagliata. Devi trovare un allenatore che sappia seguire bene un gruppo, con una forte personalità, che non sia il burattino di Mou».
Un ritorno di Mancini?
«È l’unico a cui non avevo pensato, per il fatto che ci siamo già incontrati e che abbiamo già avuto il nostro pezzo di vita. Penso che anche per lui non sia percorribile, gli piace vivere in Inghilterra, gli farei un dispetto».
Mihajlovic?
«Certamente, ha carattere, sa imparare velocemente, è stimato dai giocatori, è molto amico. C’è tutta la stima nell’uomo.
Milito come Mou, in partenza?
«C’è una differenza tra Milito e il nostro allenatore: Mou ha un clausola per cui può andarsene, Milito no. Qui finisce il discorso».
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