Sport

L’addio di Schumacher è solo un arrivederci: «Potrei anche tornare»

FRATTURA Il medico che lo segue dall’incidente in moto: «Ma per recuperare possono passare da 3 a 18 mesi»

GinevraSchumacher è triste, Schumacher è deluso. La rinuncia gli è costata molto. Aveva accettato la proposta della Ferrari e gli sarebbe piaciuto, molto, correre a Valencia. Però nei suoi pensieri la Formula 1 rimane un tarlo che potrebbe aprire un varco a un’altra possibilità. Non lo esclude. «Dal punto di vista fisico e medico - ha detto il pilota ieri nel corso di un’affollata conferenza stampa -, una volta superati i problemi attuali, non ci sarà un motivo per cui io non possa più partecipare a una gara del Mondiale. Ho sentito del progetto del Presidente Montezemolo sulla possibilità di schierare in futuro tre monoposto. Ma non è questa al momento la priorità. Prima voglio essere al cento per cento». E quando gli hanno chiesto se sarà possibile un suo intervento al Gran Premio d’Italia a Monza, voci che corrono, ha risposto: «Sono soltanto speculazioni».
Non nega e non smentisce, però, Michael. Vive alla giornata. Anche lui si era illuso di poter disputare il Gran Premio d’Europa il 23 agosto. «Da quando la Ferrari mi aveva convinto ad accettare, perché io non ci pensavo a correre, ho fatto di tutto per mettermi in sesto. E ci ero quasi riuscito. Avevo ritrovato la forma, perso quattro chili, ero psicologicamente pronto anche se non avevo potuto provare la F60 che avrei dovuto guidare nel circuito cittadino spagnolo. È stato il test con la F2007 al Mugello che ha fatto suonare l’allarme. Il dolore al collo la sera era insopportabile. Ho anche preso delle medicine. Si è ridotto. Però era sempre latente. Per questo motivo i medici mi hanno consigliato di rinunciare.
Il dott. Johannes Peil, direttore della clinica dello sport di Bad Nauheim, che segue Schumi dall’incidente in moto di Cartagena dell’11 febbraio, seduto accanto al pilota, a sua volta affiancato dal manager Willy Weber, ha chiarito del tutto quali siano stati i problemi che hanno fatto bloccare il ritorno del campione. «Le botte rimediate nella caduta con l’Honda 1000 superbike - ha spiegato il medico - sono state molto pesanti. Posso dire che le lesioni riportate, sotto certi aspetti, sono state le peggiori della carriera di Michael, anche di quelle dell’uscita di pista a Silverstone nel 1999 quando si ruppe una gamba. In quell’occasione Michael ha avuto una frattura a una vertebra, già guarita e la rottura della prima costola sinistra. Il danno più grave è arrivato da una scalfitura di un osso la cui superficie è come se fosse stata piallata da uno scalpello. Uno dei frammenti ha lesionato l’arteria vertebrale sinistra. Per considerare il danno completamente superato potrebbero passare 3 come 18 mesi. E non si possono complicare le cose con le vibrazioni e le accelerazioni di una monoposto in gara. Il dolore avrebbe ripreso a tormentarlo».
A chi gli ha chiesto se la scelta caduta su Luca Badoer, per sostituirlo, sia la migliore, Schumacher, quarantenne sempreverde di Kerpen, ha risposto con sicurezza: «Non soltanto è un amico ma un pilota che conosce meglio di tutti la Ferrari, le macchine e la squadra. È vero che non corre da molto tempo, ma si è sempre tenuto pronto per ogni eventualità, nel suo ruolo di test-driver. So che questo era anche il suo sogno, adesso potrà correre con la Ferrari. E se avrà bisogno di aiuto, io sono a sua disposizione».

Ce ne sarà bisogno: la prossima settimana anche Badoer dovrà effettuare una prova, prima di partire per Valencia.

Commenti