L’addio di Schumi e Brawn: due nuvole sul futuro Ferrari

Massa e Raikkonen: bravi ma non sono il tedesco. L’ingegnere o si ferma per un anno o cambia scuderia

nostro inviato a Suzuka
Visto il fuso orario, tutto può già essere successo, qui, nel Giappone motoristico e uggioso e soleggiato a seconda degli umori climatici. Ma molto, comunque sia andata, dovrà ancora succedere. E non c’entra il risultato della gara.
Perché nel paddock dagli occhi a mandorla, in questi giorni si è fatto un gran parlare di come saranno le tre big del prossimo mondiale: Ferrari, Renault e McLaren. L’avvincente rush finale di questo campionato, infatti, se da una parte appassiona, dall’altra fa passare in secondo piano un paio di cosine: che nel 2007 ci sarà un solo fornitore di gomme (la Bridgestone) e che il motore verrà (salvo alcune concessioni concordate con la Fia) congelato per quattro anni allo stato tecnologico e di sviluppo in cui si trova in questo momento. Obiettivo: abbassare i costi. Si apriranno, così, nuovi scenari, con la Ferrari in vantaggio tecnico vista l’attuale stato di grazia del proprio propulsore e visti i molti anni di collaborazione con la Bridgestone, che tutti gli altri team, compresi i top, dovranno, invece, cercare di colmare durante l’inverno.
La questione Schumi. Il fattore tecnico, però, dovrebbe essere l’unico, vero, vantaggio dell’armata rampante, perché, per il resto, più delle dirette rivali, la Ferrari rischia di trovarsi davanti a una rivoluzione. In Cina, Luca Baldisserri, per anni capo ingegnere di Michael e ora coordinatore degli ingegneri in pista, non a caso diceva: «Perdere un pilota come lui sarà un problema, perché non c’è nessuno come Michael. Arriverà Raikkonen e sarà veloce, magari anche di più, e Felipe è già velocissimo, ma la sensazione di sicurezza che ci dava Schumi...».
La questione Todt. Sviati e forse narcotizzati dal tormentone sul ritiro di Schumi, in pochi hanno fatto veramente caso alle parole del presidente tifoso, Luca di Montezemolo, quando a Monza, alla vigilia del Gp d’Italia, aveva rivelato che in dicembre sarebbero stati resi noti nomi nuovi in seno alla squadra Ferrari, cambi di ruolo, movimenti interni e non solo, tutti, sempre, all’insegna dell’ormai famosa filosofia del presidente: la stabilità dinamica. Perché, se pare ormai tramontato, almeno per un paio di anni, il rischio che monsieur Jean Todt decida di ritirarsi da qualche parte con la fidanzata per prendersi, finalmente, le meritate vacanze, non così si può dire per il suo braccio destro: Ross Brawn, il direttore tecnico.
La questione Brawn. L’omone inglese, pare accertato anche se manca l’ufficialità, vuole fermarsi per un anno sabbatico. Per la verità, nel paddock si sussurra sempre meno e si urla sempre più che, dietro al sabbatico, ci siano un paio di motivazioni non proprio marginali. La prima: l’addio di Schumi, cioè l’uomo con cui Brawn ha lavorato da sempre, fin dagli anni dei mondiali Benetton, uno in pista a pestare sull’acceleratore, l’altro al muretto a studiar strategie e a sistemare la squadra. La seconda: la Toyota, ritenendo, come tutto il Circus, il tecnico inglese il vero uomo chiave del box Ferrari, gli avrebbe fatto ponti d’oro. Si vocifera, 10 milioni di dollari contro i due e rotti che prenderebbe a Maranello.


Così, senza Schumi, senza Brawn, con Massa veloce ma al primo anno da uomo-guida e Raikkonen missile che porta in dote la velocità e la nomea di pilota che non sa fare squadra, la Ferrari, nel 2007, rischia di trovarsi di fronte a una sfida nella sfida. E meno male che sul fronte motore e gomme è tutto okay.

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