NapoliTre giorni dopo la bufera giudiziaria abbattutasi sul presidente del Consiglio regionale della Campania e sulla famiglia Mastella, una nuova mazzata piomba sulla Regione ma, stavolta, su Palazzo Santa Lucia, sede della Giunta, presieduta da Antonio Bassolino. L'indagine condotta dalla Procura di Napoli, Sezione reati contro la pubblica amministrazione, su presunte irregolarità nell'affidamento dei lavori di bonifica dei siti e della falde inquinati sul litorale flegreo, ha fatto un salto di qualità: il governatore ora è indagato insieme ad altre otto persone, il governatore già imputato nello scandalo sui rifiuti, il governatore che poche ore dopo lo scandalo Arpac, era tornato ad indossare le vesti del moralizzatore, come ai vecchi tempi di Tangentopoli.
Tre giorni fa aveva definito «grave» la vicenda Arpac e si era anche detto «preoccupato» per la situazione, adesso è indagato dai pm Henry John Woodcock ed Ettore La Ragione. Ma non è il solo: c'è anche il prefetto di Napoli, Alessandro Pansa. E i due vice di Bassolino al Commissariato Bonifiche, Raffaele Vanoli e Arcangelo Cesarano, l'avvocato distrettuale dello Stato, Giuliano Percopo, il presidente pro tempore della «Jacorossi Imprese», Ovidio Jacorossi, il vicepresidente Michele Giustozzi, il dirigente della Regione Campania per il settore ambientale, Mario Lupacchini e Vincenzo Cocuzza, incaricato dalla Regione Campania di un parere su un atto. Gli indagati sono accusati a vario titolo di concorso in abuso d'ufficio, falso, truffa ai danni dello Stato e corruzione. E ieri ci sono state perquisizioni a raffica in abitazioni e uffici di alcuni di loro.
Bassolino e Pansa, risultano indagati per vicende che risalgono all'epoca in cui ricoprivano la carica di Commissario straordinario per la emergenza rifiuti. In sostanza, la Jacorossi, insieme alla società Fintermica, stipulò nel 2001, con i ministeri dell'Ambiente e del Lavoro, con il Commissariato per l'emergenza rifiuti e con la Regione Campania, una convenzione per lesecuzione di lavori di bonifica di zone inquinate, situate lungo il litorale flegreo. L'accordo prevedeva anche la stabilizzazione di 380 lavoratori impegnati in progetti socialmente utili. Tra le parti però si scatenò una lite, culminata un paio di anni fa, con un accordo transattivo. Ma, i pm sostengono che quell'accordo transattivo, fu illecito. Si trattò, secondo la Procura, di uno stratagemma per eludere le procedure ordinarie degli appalti pubblici e, quindi, per favorire la Jacorossi. Non solo: i costi sono lievitati dell'ottanta per cento circa, nonostante la Jacorossi avesse fatto ricorso ai subappalti, sui quali le Fiamme gialle stanno indagando, perché, non è escluso che, in qualche caso, ne abbia beneficiato qualche ditta in odore di camorra.
In difesa di Pansa è intervenuto il suo legale, avvocato Filippo Minacci: «L'operato del prefetto nella vicenda dei rifiuti a Napoli è del tutto legittimo ed ispirato alla massima trasparenza e prudenza». Bassolino ha affidato ad un comunicato la sua difesa: «Mai firmato contratti: la transazione attuava disposizioni del governo nazionale».
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