L’Africa di oggi tra danza e monologhi

Al via la quinta edizione della vetrina curata da Daniela Giordano

Laura Novelli

Lo dirige con appassionata determinazione da anni, convinta che solo dal dialogo tra civiltà diverse possano nascere un nuovo «umanesimo» e un’autentica cultura della pace. Daniela Giordano, studiosa, regista e attrice teatrale nota al grande pubblico anche per le sue interpretazioni televisive (tra le più recenti, suor Tobiana nel film «Karol - Un Papa rimasto uomo» e Agnese Borsellino nella fiction dedicata al giudice siciliano), è l’anima del «Festad’Africa Festival» capitolino, rassegna di teatro, danza, musica, cinema africani giunta alla quinta edizione e apertasi ieri sera al Vascello.
Una quinta edizione generosa di temi attuali (largo lo spazio dedicato alla drammaturgia contemporanea) e con un messaggio forte da diffondere, affidato in primo luogo allo slogan «facciamo pace con la cultura».
Un’esortazione? «Anche. Ma questa frase - spiega la Giordano - può avere svariate letture. Quello che più mi interessa testimoniare è il valore della conoscenza. Credo, infatti, che non possiamo far finta che l’altra parte del globo non esista. Piuttosto, dobbiamo favorire l’incontro con la cultura dell’altro, perché nell’arte, nella letteratura, nelle forme espressive di qualsiasi popolo risiede l’essenza profonda dell’umanità. E sotto questo profilo gli africani hanno molto da insegnarci».
Dopo i due spettacoli di danza programmati ieri e oggi («Dentro de mim outra ilha» di Panaibra Gabriel e «Mona-Mambu» di Orchy Nzaba), la vetrina prosegue con «Atteggiamento clandestino», intenso monologo al maschile interpretato da Antonio Mastellone e diretto dalla stessa Giordano dove Dieudonné Niangouna (autore originario del Congo) ci parla di costrizioni, fughe impossibili, totalitarismi coercitivi e subdoli (solo giovedì sera). «È un testo - dice la regista - che affronta in modo semplice una tematica che riguarda tutti, africani e occidentali. Basti riflettere su come le nostre vite siano di dominio pubblico: tutti sanno tutto di tutti ma ciò non significa che qualcuno si prenda poi veramente cura di qualcun’altro». Sempre di Niangouna è poi «Banc de touche», incursione grottesca nel mondo del calcio presentato, sabato 27, da Eva Doumbia in un allestimento brioso e giovanile.
Scandaglia invece i pericoli dell’universo mediatico «Big Shoot», inquietante opera di Koffi Kwahulé (Costa d’Avorio) che vede in scena, venerdì 26, David Sebasti e Daniele Orlando su regia di Tiziana Bergamaschi.

«La cosa sorprendente di questa drammaturgia - conclude la Giordano - è che possiede una straordinaria attinenza con la realtà, con il quotidiano. Motivo per cui chiunque può entrarvi facilmente. Le situazioni sono subito riconoscibili e il linguaggio è alla portata di tutti. Un po’ come capita nella tragedia classica».
Informazioni allo 06/5881021.

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