L’Agcom imbavaglia i videomessaggi

Basta con la moda dei videomessaggi dei politici rilanciati in tv. Batte un colpo l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, con una nota interpretativa destinata a fare chiarezza, visto che non esistono disposizioni specifiche su questa forma di comunicazione, sostiene che «non dovrebbe essere ammessa come forma abituale di comunicazione perché può avere impatto rilevante sul pluralismo dell’informazione». L’Agcom non fa riferimento a casi singoli, anche a se all’organismo risultano arrivate - a quanto si apprende - segnalazioni dell’opposizione solo sui tre videomessaggi del premier Berlusconi diffusi a gennaio, dopo l’esplosione del caso Ruby il 16, il 19 e il 28 gennaio.

In realtà il «vizietto» del videomessaggio non è appannaggio solo del Cavaliere, visto che nei mesi scorsi ne ha fatto ampiamente uso anche il presidente della Camera Gianfranco Fini (a Ballarò, per esempio...) e persino la presidente di Confindustria Emma Marcegaglia. Per il Garante «i videomessaggi possono essere trasmessi solo in via eccezionale».

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