L’aiutino di D’Alema: «Referendum»

Discutere di crisi a Malpensa è un po’ come parlare di corda in casa dell’impiccato. Ma il siluro maggiore di Massimo D'Alema è riservato ai sindacati, in particolare a Cisl e Uil, rei di aver firmato un accordo senza la Cgil. L’ex premier propone un referendum tra i lavoratori sul contratto: «È stato un errore politico aver firmato senza la Cgil un accordo che depotenzia i contratti nazionali e rafforza i periferici. Come può funzionare escludendo il maggior sindacato? Come si può contrattare nelle singole aziende senza la Cgil? Si rischia una confusa conflittualità in tutto il Paese».
Alla prima puntata di Malpensa, Italia va in scena il confronto tra D’Alema e Giulio Tremonti. Il ministro dell’Economia riserva la sua battuta più sapida ai banchieri: «Stanno cadendo come birilli, stanno andando a casa». Tremonti difende le scelte del governo e annuncia miglioramenti della social card: «Gli sconti nei negozi saliranno dal cinque al dieci per cento, si estenderanno ai telefoni e ai servizi. Man mano si riempirà di ulteriori contenuti». Ricorda di aver messo in sicurezza i conti pubblici («abbiamo il quarto debito più alto del mondo») e deciso misure in favore delle fasce meno protette e delle imprese, con interventi per 10 miliardi attraverso il sistema bancario. Senza contare i bonus: «Abbiamo stanziato due miliardi e mezzo di euro in bonus sociali che saranno erogati da gennaio a marzo, con interventi tra i duecento e i mille euro».
D’Alema torna ad attaccare sull’evasione fiscale: «È l’unica redistribuzione del reddito, accresciuta da misure che l’hanno favorita». Tremonti replica: «Tutti sapete che se vince D’Alema vi rimette l’Ici». Ma nonostante i toni accesi, il dibattito non degenera. «Che non finisca come l’altra volta...» aveva detto prima di andare in onda Tremonti. E probabilmente alludeva alle scintille di Ballarò proprio con Massimo D’Alema.

«Dovrò dire cose anche severe ma lo farò con toni sereni», la rassicurazione di D’Alema prima che il conduttore, Gianluigi Paragone, intimasse: «Spegnere i microfoni». Il battibecco tra i due questa volta si limita all’ironia: «Forse Tremonti ci sta sorpassando a sinistra, ma a parole».
SCot

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