Può sembrare solo unappendice alla contabilità cimiteriale sulla crisi mondiale, non riguardando asset tossici, mutui avvelenati, banche in malora, debiti alle stelle e consumi depressi. Invece, non lo è: 50 milioni di posti in pericolo nel mondo questanno non sono una semplice nota statistica, ma una tragedia globale che lIlo, lorganizzazione internazionale del lavoro facente capo allOnu, non se la sente di escludere se la situazione economica internazionale dovesse peggiorare.
Il 2008 ha già presentato un conto assai salato sotto forma di una disoccupazione montante e inarrestabile. Ne sanno qualcosa gli Stati Uniti, dove sono spariti in un anno 2,6 milioni di posti di lavoro e ora Obama deve dimostrare di saper mantenere la promessa fatta in campagna elettorale di crearne tre-quattro milioni. In Europa, sono invece andati distrutti 900mila posti, un risultato pessimo anche per le ricadute negative sulla capacità di creare occupazione nel mondo. Ma il peggio deve ancora arrivare. Sulla base dei nuovi sviluppi del mercato del lavoro e in funzione della tempestività ed efficacia delle misure a favore della ripresa, il rapporto dellIlo avverte che il numero dei disoccupati a livello mondiale potrebbe aumentare nel 2009, rispetto al 2007, di una cifra compresa tra i 18 e i 30 milioni e, se la situazione continuasse a degenerare, questo numero potrebbe superare appunto quota 50 milioni. Un dato al quale aggiungere i circa 200 milioni di lavoratori, per lo più nelle economie in via di sviluppo, che potrebbero trovarsi in condizioni di estrema povertà. Cifre allarmistiche? «Il messaggio è realista, non allarmista - ha detto il direttore generale dellorganizzazione, Juan Somavia -. I progressi fatti finora per eliminare la povertà sono a rischio e la classe media si sta indebolendo. Le conseguenze in termini politici e di sicurezza sono di proporzioni gigantesche».
Anche in Italia i morsi della crisi si stanno facendo sentire sul mercato del lavoro, con il tasso di disoccupazione salito al 6,1%. E dopo i 60mila occupati in pericolo paventati nei giorni scorsi da Sergio Marchionne in caso di mancata concessione di aiuti a Fiat, ieri è stata la Confindustria a lanciare lallarme: «Trecentomila posti di lavoro a rischio nella filiera dellauto e duecentocinquantamila nei prossimi sei mesi, a partire dagli operai», nel comparto delle costruzioni e dellimpiantistica. Serve «una misura di emergenza», ha spiegato Cesare Trevisani, vicepresidente di Confindustria del settore, ovvero lavvio immediato delle infrastrutture cantierabili per un valore di 7-8 miliardi di euro di spesa pubblica.
Non buone sono le previsioni sullItalia del Fondo monetario internazionale, che secondo le stime diffuse ieri vede una flessione del Pil pari al 2,1% nel 2009 e dello 0,1% nel 2010. Secondo il Fmi, il «quadro è fosco», i margini di manovra sono ridotti a causa dellalto livello del debito e cè dunque bisogno di riforme strutturali.
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