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L’allarme Ora perfino i bracconieri in azione con le trappole nella pineta di Castelfusano

Bracconieri in azione a Castelfusano. Si muovono di notte, lasciano trappole e tagliole al riparo degli alberi, segnalano il percorso per raggiungere la preda. A farne le spese, questa volta, un cane femmina di 10 anni, rimasto intrappolato per 12 ore con un cappio d’acciaio al collo. Ferita, stremata dalla morsa, alla fine Zoe si accascia a terra priva di forze ma, fortunatamente, ancora viva. È accaduto qualche giorno fa all’interno della riserva statale del litorale romano, paradossalmente a poche decine di metri dalla torre d’avvistamento antincendio del servizio giardini e dalla caserma del Corpo Forestale. A denunciare l’accaduto agli stessi guardaboschi il proprietario del cane, Emilio. «Ero a passeggio con due amiche, Anna e Pilar. Come ogni giorno avevamo lasciato i nostri cani giocare tranquillamente nel folto della vegetazione, lontano dalla strada. Improvvisamente Zoe sparisce. Di lei abbiamo perso le tracce in pochi istanti». I tre non si danno pace. Pensano che Zoe abbia seguito l’odore di qualche animale, anche se, di solito, basta un fischio per farla tornare. Perlustrano in lungo e in largo il parco a ridosso del mare, dalla piazza del Cinghiale fino a via del Lido di Castelporziano. Oramai sono passate le 20 ed è quasi buio. Ma i tre non mollano e continuano le ricerche fino a tarda notte. Poi cedono. Ma solo per qualche ora. «Siamo tornati sul posto alle prime luci dell’alba - ricorda Pilar -. Finalmente, verso le 7,30, troviamo il cane. Vivo. Non credevamo ai nostri occhi. Era imprigionato in una specie di laccio di metallo ancorato al suolo. Sfinito dalla fatica ma in buone condizioni. La prima cosa che abbiamo fatto è stata quella di liberarlo e soccorrerlo. Poi siamo andati dal comandante della Forestale a sporgere denuncia». Le guardie ambientali decidono di lasciare al suo posto la trappola, sperando di acciuffare i bracconieri. Inutilmente. Passa una settimana e dell’insidioso congegno utilizzato per catturare animali selvatici di media taglia (volpi e daini) non c’è più nemmeno l’ombra. Rimosso, magari col favore del buio. Restano i segni lasciati sui rami degli alberi a indicare il posto, oltre ai peli lasciati da Zoe nel tentativo di liberarsi. Non è certo la prima volta, purtroppo, che delinquenti senza scrupoli si accaniscono contro la fauna che spesso sconfina dalla Riserva presidenziale di Castelporziano-Capocotta fino a Castelfusano. Ne sanno qualcosa i 5 cinghiali nati qualche anno fa tra il Canale dei Pescatori e viale Mediterraneo, catturati e uccisi uno a uno. A sfuggire ai bracconieri solo un esemplare femmina, divenuta la beniamina del parco, dei bambini e degli appassionati di jogging. Del resto i problemi legati alla sicurezza degli oltre 1200 ettari di verde pubblico sono tanti. Semidistrutta da una serie impressionante di roghi (il più devastante il 4 luglio del 2000), infestata da malavitosi e prostitute a ogni ora del giorno e della notte, invasa da baraccopoli di extracomunitari, Castelfusano fa paura. Attiva solo da un paio di settimane, la sala operativa con telecamere a infrarossi non è sufficiente. E i cittadini chiedono sicurezza. A cominciare dal pattugliamento continuo di polizia e carabinieri a cavallo.

Per non parlare, poi, dei servizi igienici: costati un miliardo di vecchie lire l’anno giubilare, due dei tre bagni pubblici del progetto non sono mai entrati in funzione. L’unico esistente è chiuso: il nuovo contratto di gestione all’Ama non è stato ancora siglato.
yuri9206@libero.it

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