Il governo di Roma stringe la cinghia: sotto la scure dei tagli sono finiti tutti i capitoli di bilancio. Compresi i finanziamenti per le rappresentanze diplomatiche nel mondo: dora in poi gli stanziamenti saranno alleggeriti di una percentuale che va dal 40 al 60%. Una riduzione che potrebbe avere effetti paradossali. «Cè il rischio dice Domenico La Spina, consigliere allambasciata dItalia a Berna che molte sedi, anzi quasi tutte, non abbiano più i soldi per andare avanti. Se non ci saranno altri stanziamenti potrebbe chiudere perfino lambasciata». In pratica non basteranno i soldi nemmeno per le spese correnti: bollette telefoniche, spese postali, pulizie, riscaldamento. Non che sia una novità. In alcune sedi non vengono più accesi computer e luci: non ci sono i soldi per pagare la fattura della corrente elettrica. Anche all'ambasciata da parecchi mesi sono affissi cartelli che invitano a non accendere la luce nei locali utilizzati meno frequentemente come le sale riunioni. «Inoltre in Svizzera - dice Franco Narducci, segretario generale del Cgie, il Consiglio generale degli italiani allestero - solitamente si segue la prassi di acquistare la nafta da riscaldamento in aprile-giugno, quando la domanda è bassa e il costo è inferiore. Molte sedi consolari non lhanno acquistata per mancanza di fondi e ora dovranno fare i conti con limpennata del prezzo del petrolio». Negli ultimi mesi il Cgie si è rivolto più volte al Governo. «Gli emigrati hanno lottato in passato contro la chiusura delle sedi consolari dice Narducci - ma ora si tratta di salvare ciò che è rimasto. La quota del Pil destinata dal ministero degli Affari Esteri è nettamente inferiore a quella stanziata da altri Paesi del G8, come la Francia e la Germania. Eppure la comunità italiana nel mondo è largamente superiore a quella dei succitati Paesi e soprattutto convoglia verso l'Italia enormi risorse finanziarie».
«La protesta dei Comitati degli italiani allestero ha ampie giustificazioni dice La Spina . Del resto lo scontento è diffuso anche tra il personale». Gli organici si riducono di anno in anno. Gli impiegati in servizio devono fare i conti con una mole di lavoro sempre maggiore. E a risentirne è la qualità del servizio.
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