L’ambasciatore: «Pronti a trattare per Maria»

Monica Bottino

da Genova

«Maria sta bene. Ci dice solo che le manchiamo tanto». Chiara Bornacin vive il giorno della speranza. Oggi a Roma, alle 15, lei e il marito, Alessandro Giusto, incontreranno il sottosegretario alla Giustizia Daniela Melchiorre, che si è offerta di fare da mediatore nella vicenda della piccola Maria. È una partita politica e diplomatica importante quella che si gioca per salvare la bambina bielorussa che da oltre una settimana è tenuta in una località segreta dalla famiglia Giusto che l’ha accolta in Italia. La piccola non vuole più tornare nel suo Paese dove per almeno due anni ha subito violenze sessuali e sevizie da parte dei ragazzi grandi dell’orfanotrofio senza che nessuno degli adulti responsabili della piccola si accorgesse di nulla. A oggi non si hanno notizie sull’andamento di eventuali verifiche da parte del governo bielorusso sull’orfanotrofio, l’«internat» di Vileika. Non risultano provvedimenti a carico del tutore legale di Maria, il direttore dell’istituto, a cui non è stata sospesa la tutela.
Ieri l’ambasciatore plenipotenziario della Repubblica di Belarus, Alexey Skripko, ha ammorbidito i toni giudicando positivamente l’incontro di oggi a Roma: «Per noi è importante, siamo sempre aperti a qualunque forma di mediazione che arrivi attraverso il governo italiano, con il quale siamo amici e che ci ha sempre dimostrato una grande collaborazione». E ha aggiunto: «Noi siamo sempre disponibili per qualsiasi intervento e iniziative che vadano nella direzione di salvaguardare gli interessi superiori della bambina e anche degli aspetti legali. Aspettiamo domani con calma, con serenità e poi valuteremo i passi che possiamo fare». Tuttavia poi il diplomatico ha rincarato le dosi contro la famiglia Giusto, dopo che lui stesso ha chiesto che venga data al più presto una prova dell’esistenza di Maria in vita. «Da tanti giorni non abbiamo più notizie della bambina, non sappiamo se sta bene o se è tenuta segregata in una cantina. La famiglia ci ha detto che prestissimo ci fornirà un video, ma io sono preoccupato, perché ho già visto tante foto di bambini bielorussi pubblicate sui giornali senza la mascherina sugli occhi. La prima cosa invece è tutelare il bene della nostra bambina, la sua privacy. Comunque siamo già contenti di sapere dalla procura che la bambina sta bene».
Pronta la risposta di Chiara Bornacin: «Certo, la bambina sta bene ed è molto serena, questo perché per il momento siamo riusciti ad assecondare il suo desiderio di non essere rimpatriata. Speriamo che l’incontro a Roma sblocchi la situazione». Una situazione che per il bene della bambina dovrebbe essere sbloccata pacificamente, come da più parti autorevoli è stato auspicato e non con un blitz dei carabinieri, come in un caso di sequestro.
Chiara e Alessandro ieri mattina sono scesi da casa per andare alla messa domenicale. Nella chiesa non solo il parroco don Danilo, ma tutta la comunità di Cogoleto si è stretta intorno ai due ragazzi per rincuorarli nella loro battaglia per far curare Maria in Italia, prima che la piccola rientri a Minsk. Don Danilo, in particolare, si sta mobilitando con tutta la popolazione che ha creato un comitato per salvare Maria.

Martedì sera, e tutte le settimane finché la vicenda non sarà risolta, a Cogoleto si terrà una fiaccolata di solidarietà. L’unico rammarico è per chi potrebbe fare, per chi ha il ruolo e l’autorevolezza, e non fa. «Il silenzio della Chiesa - dice a mezzavoce don Danilo - in un caso come questo fa davvero male».
Fa male a Maria.

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