L’ambiente? Ha bisogno d’una ripulita

Che ognuno spazzi la soglia davanti a casa propria e il mondo sarà un posto pulito. Nel cielo delle idee platoniche il ragionamento non fa una grinza e potrebbe portare a dei risultati. Tuttavia oggi ognuno sporca molto più in là della soglia di casa ed è connivente con tanti e tali interessi e abitudini inquinanti che è ormai all’ordine del giorno la necessità di trovare altre indicazioni di comportamento, meno gandhiane e forse più drastiche (senza per forza finire a «decrescere serenamente», come vorrebbe Serge Latouche). Inoltre la Terra, come scriveva Wallace Stevens, non è la nostra casa: è un corpo. E noi siamo amanti premurosi o stupratori irrecuperabili?
Queste le domande che sorgono nel lettore di Puliamo il futuro. Viaggio attraverso i comportamenti ambientali degli italiani di Aldo Forbice (Guerini e Associati, pagg. 192, euro 18,50), dettagliatissimo saggio (con interventi di Stefania Prestigiacomo, Gianni Alemanno, Ermete Realacci, Fulvio Conti, Paolo Tomasi) in cui il conduttore di Zapping, numeri alla mano, analizza il «rischio ambientale» italiano, collegandolo alla situazione mondiale, soprattutto quella del «dopo Copenaghen», il summit dello scorso dicembre in cui 192 Paesi lasciarono intendere che il protocollo di Kyoto non era più da prendersi sottogamba e che il fondo di 100 miliardi di dollari entro il 2020 a tutela dell’ambiente era un passo doveroso da realizzare, nonostante metta contestualmente dei paletti alla crescita di nazioni «locomotiva» come India e Cina. A favorire l’inversione di tendenza, il fatto che la green economy si sta rivelando un settore redditizio e con enormi possibilità di crescita (Forbice ne ripercorre tutti i convincenti vantaggi, senza dimenticare di spezzare una lancia a favore del nucleare).
Tornando in Italia, solo il 2 per cento della popolazione ritiene prioritaria la protezione dell’ambiente (contro il 5,2 della Germania, il 6,4 della Gran Bretagna e il 7,8 della Francia), tuttavia - al netto degli allarmismi di un certo «ambientalismo ideologico» a scopi elettorali e di fattacci come lo scandalo dei rifiuti o le navi dei veleni - il quadro non è pessimo: secondo i sondaggi riportati il comportamento «sensibile» degli italiani non differisce da quello degli altri Paesi industrializzati europei.

Da non sottovalutare, poi, il risultato di un sondaggio Mannheimer secondo cui 3 imprese italiane su 10 operano «attivamente» a favore dell’ambiente. Dunque, fatta l’Italia e forse gli italiani, non rimane che «pulire il futuro». O almeno, evitare di sporcarlo.

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